Sono convinto che molte persone si sono interrogate sul significato della sofferenza e sul senso di questa pesantissima prova che ha investito il mondo intero.
Ne sono convinto per quello che si è potuto leggere, vedere, ma soprattutto per le molte rivolte a noi sacerdoti. Quando eravamo investiti tutti giorni da dati sulla diffusione del contagio, quando ci veniva comunicato il numero dei morti, quando la paura abitava dentro di noi abbiamo trovato difficile immaginare risposte di fronte all’enorme interrogativo sul significato della sofferenza.
Qualcuno ha persino pensato che il virus fosse un castigo di Dio! Ma Dio non permetterebbe mai qualcosa che non abbia come ultima parola il bene. Girando per le strade della parrocchia vedo ancora ai balconi e alle finestre l’invito colorato dei primi giorni della pandemia: “andrà tutto bene”.
A distanza di tre mesi ci verrebbe da dire che no, non è andato tutto bene. Il Covid-19 ha lasciato morti, una economia in ginocchio, una fede provata nel profondo, i giovani e i ragazzi privati della scuola, ecc.
Eppure si che andrà tutto bene!
Rileggo ora gli inviti colorati con gli arcobaleni con un nuovo significato. Non andrà tutto bene perchè l’abbiamo fatta franca. Il virus è stato più forte di noi! Ma andrà tutto bene se riusciremo a dire che oltre la tragedia e un paese provato e stremato, Gesù sarà l’ultima parola.
Lui ci aiuterà a vivere la prova come occasione di conversione, non solo morale, ma come capacità di guardare la vita dal lato giusto.
