Certo non ha la notorietà della cappella di St. George a Windsor dove si sono svolti i funerali del marito della Regina Elisabetta di Inghilterra, ma la nostra chiesa romanica di San Giorgio non ha nulla da invidiare alle chiese più blasonate sparse nel mondo cristiano, e non solo, dedicate al santo martire.
Giorgio, il “megalomartire” (grande martire, come era chiamato nella Chiesa greca), era venerato a Lidda, in Palestina, fin dalla seconda metà del secolo IV, dove, esattamente sul luogo della sua sepoltura, era sorta nel 350 una basilica in suo onore.
Ma il suo culto si è così universalmente diffuso che si può considerare il martire più venerato di tutta la cristianità. Eppure molto poco si sa della sua vita. Famoso è l’episodio, riprodotto in numerosissime varianti iconografiche e riportato da Jacopo da Varazze nella Leggenda aurea , in cui Giorgio uccide il drago che terrorizzava la città di Silene in Libia. Si tratta della trasposizione in chiave cristiana di un’antica leggenda mitologica in cui l’eroe, uccidendo il dragone, salva la fanciulla che ama, la figlia del re, che doveva essere sacrificata alle fauci del mostro, e con lei salva tutta la città.
Applicato a san Giorgio, l’episodio diventa, nell’immaginario della devozione popolare, la raffigurazione della protezione vittoriosa del santo contro le potenze del male.
Oggi il drago non ha l’aspetto terrificante di un mostro che sputa fuoco dalle fauci e mostra artigli da paura. Oggi il drago è invisibile, non minaccia la figlia di un re, ma l’umanità intera. Oggi non si sconfigge con lance o spade, ma con prevenzione e piccoli aghi che iniettano vaccini. Oggi il drago è invisibile ed è più pericoloso di quello ucciso da San Giorgio.
Domenica 25 aprile la Messa delle 10.00 nella chiesetta di San Giorgio a Crevenna avrà quanto mai l’aspetto di una supplica al nostro patrono perché sconfigga il nuovo drago simbolo del male, un male che ha già fatto milioni di vittime.