Nelle Chiese del tempo degli Apostoli si avvertiva molto la necessità di sostenere e aiutare le Chiese che si trovavano in ristrettezze.
Paolo, per esempio, chiede alla sua comunità di Corinto di sostenere la comunità di Gerusalemme colpita da una grave carestia. I cristiani di Corinto si dimostrarono molto sensibili a questo appello e ogni domenica raccolsero quanto erano riusciti a risparmiare e tutti furono molto generosi e solidali. Ma, allora come avviene anche oggi, dopo l’entusiasmo iniziale l’impegno cominciò a venire meno e l’iniziativa proposta dall’Apostolo perse di slancio.
In questi ultimi anni c’è stata una grande mobilitazione a favore delle emergenze più varie, guerre, fame, ingiustizie, soprusi ecc. le famiglie, le associazioni, i privati, si sono mobilitati con particolare generosità, ma quando si comincia a sentire il peso di situazioni che vanno oltre l’emergenza la tensione si allenta e si perdono le motivazioni iniziali.
Forse è per questo motivo che la Chiesa ambrosiana ogni anno propone, nella festa di Cristo Re che chiude l’anno liturgico, la giornata Caritas. Lo scopo è proprio quello di rinnovare nelle comunità le motivazioni iniziali che hanno spinto tanti volontari a mettersi al servizio degli ultimi attraverso i vari servizi Caritas.
La situazione attuale chiede però di andare oltre l’emergenza, oltre la risposa generosa di tanti volontari. Chiede di lavorare per la pace di diventare “artigiani di pace”. Sarebbe già un grande passo aventi se riuscissimo a supere quell’atteggiamento corrosivo che è l’indifferenza. Voltare la faccia da un’altra parte non risolve i problemi, ti fa solo sentire più tranquillo tu, ma le povertà restano.
Per fortuna nella nostra comunità pastorale sono molti i laici che, nonostante la fatica di un impegno che diventa sempre più complesso, continuano a trovare buone ragioni per vivere il loro servizio sulla via del Vangelo che è poi l’unica via alla pace.