Quanto si è scritto e detto in questa settimana sulle scuole che hanno sospeso le lezioni per la fine del Ramadan! Si sono mossi i dirigenti scolastici, si sono mossi i politici, si sono mosse le chiese, gli oratori, i vescovi.
Tutti avevano buone ragioni per sostenere una tesi o l’altra. L’argomento che tornerà alla fine del prossimo Ramadan con le stesse polemiche di queste settimane. Personalmente ho seguito queste vicende con un certo distacco sapendo che prima o poi troveremo altri motivi per creare contrapposizioni, polemiche, schieramenti. Ho provato però a guardare la vicenda da un altro punto di vista. Giovedì nell’incontro di formazione dei ragazzi del “catechismo” ho sondato tra i ragazzi cosa pensassero del fatto che alcune scuole hanno chiuso per dare la possibilità a bambini e adulti di festeggiare una ricorrenza come le feste che anche per noi hanno un forte richiamo religioso e simbolico.
Ho scoperto che ai ragazzi di tutte le nostre polemiche di adulti non gliene importa nulla. Per loro, anche i bambini mussulmani, possono fare le loro feste come le facciamo noi. Quante volte ci è capitato, e capiterà ancora, che noi adulti facciamo problema di cose che i ragazzi risolvono senza polemiche, ma come vicende normali nella vita di famiglie, anche se hanno una religione diversa.
Se in tutte le polemiche qualche volta mettessimo i bambini protagonisti avremmo meno tensioni e più disponibilità al dialogo.