Vi ho invitato al termine della Messe di domenica 21 aprile alla veglia di preghiera che si è tenuta mercoledì 24 aprile presso la Prepositurale di Erba.
Molti hanno partecipato e ho letto nella numerosa presenza un desiderio di pregare davvero vincendo la sfiducia che serpeggia visto che sembra che nessuno, dei conflitti in atto, possa avere fine. Ma ho colto anche la sensazione netta di una preghiera animata da un linguaggio nuovo capace di coinvolgere anche emotivamente. Ebbene nella veglia di mercoledì entrambe queste sensazioni erano evidenti, condivise da una presenza di adulti e giovani, di testimonianze, di segni che hanno trasformato la serata in una vera e autentica veglia corale. I testi proposti e gli interventi di Papa Francesco hanno ulteriormente contribuito a comprendere la necessità di una preghiera che deve salire dalla Chiesa instancabilmente.
Abbiamo compreso ancora meglio il significato dell’invito di Papa Francesco ad alzare “Bandiera Bianca”. Per lui non è la resa, ma la volontà di interrompere i conflitti e dialogare per cercare attraverso i negoziati soluzioni di pace alle guerre evitando vittime che non solo i morti, ma i feriti, coloro che non hanno più una casa, un lavoro una vita sociale, religiosa. Vittime perché non si ha più dignità, non si ha più futuro, non si ha speranza.
Se ce n’era bisogno abbiamo capito cosa abbia voluto dire Papa Francesco con il coraggio della “Bandiera Bianca”.