A fronte di tante parole spese per ricordare Papa Francesco, alcune di elogio per quello che ha dato al mondo e alla Chiesa, altre per criticare aspramente il suo operato specialmente dentro la Chiesa, io ne dico una sola che ho sentito poco in tutte le dichiarazioni di questi giorni: Francesco è stato principalmente un uomo di Dio.
La sua capacità di declinare la fede e soprattutto la speranza lo ha reso particolarmente vicino a tutti coloro ai quali Dio dà la sua attenzione. Lo voglio ricordare così.
Non avrebbe fatto quello che ha fatto se non fosse stato “uomo di Dio”.
Rimando a tutti gli “speciali” di giornali, radio e televisioni per un profilo completo di tutto il suo pontificato. Voglio però condividere con voi alcune frasi, alcune espressioni che da sole dicono la profondità e la profezia del suo Magistro, cioè del suo insegnamento.
Come rimanere indifferenti quando ha definito i tanti conflitti nel mondo chiamandoli “Una guerra mondiale a pezzi”.
Una provocazione per la Chiesa è stata: “andare verso le periferie del mondo” ma anche verso le “periferie esistenziali”.
Quella forse più provocante è contenuta in quello che ritengo il documento più bello del suo Magistero L’Evangeli Gaudium: “Chiesa in uscita”.
Per me sacerdote la frase più evocativa e stata “l’odore delle pecore”.
La parola “scarto” per Papa Francesco è l’immagine di una società che si consegna al consumo creando scarti.
Di fronte poi all’indifferenza per la sorte degli ultimi ha usato l’espressione “Globalizzazione dell’indifferenza”.
Sui temi della pace molto cari alla sua azione insistente contro i conflitti ha coniato la frase “Disarmare i cuori”.
Ha infine sintetizzato l’opera della Chiesa con “ospedale da campo”.
Tante altre ne ha dette che resteranno nella memoria come: buon pranzo, non dimenticatevi di pregare per me, chiacchiericcio, clericalismo, ecc….
Grazie Francesco uomo di Dio.