Commentando l’intervento del Card. Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sul ruolo della Chiesa Italiana per ricostruire le fratture provocate dalla crisi pandemica, il sociologo Garelli ha sottolineato alcuni aspetti che apre una prospettiva di futuro incoraggiante. È l’evidenza sotto gli occhi di tutti di “quella minoranza di cattolici impegnati che vive questa pandemia in termini dinamici, magari in modo disordinato, ma ricco di riflessioni, di incontri, di senso comunitario”.
Purtroppo, a fronte di questa sensibilità, altri cattolici non vivono questo strano periodo della pandemia con la stessa sensibilità spirituale. Sono quei laici fortemente contaminati da una cultura laicista che andrebbero condotti a una rilettura con un discernimento evangelico della crisi.
Dice ancora il sociologo Granelli: “C’è un patrimonio di valori comuni che ci può aiutare a rileggere in profondità le cose”. La Chiesa deve trovare modalità più effervescenti per parlare alla maggioranza di cristiani tiepidi. L’antidoto alla crisi dell’allontanamento di molti credenti dalla vita ecclesiale non possono che essere “comunità aperte e vivaci che hanno una forza di attrazione incredibile”. La pandemia che ci sta tenendo tutti sulla corda non può essere solo emergenza sanitaria, sociale, economica.
Come altre volte ho già avuto modo di ribadire, è occasione per ripensare il futuro della Chiesa ora, durante la pandemia, e soprattutto dopo la crisi pandemica. A guidarci sono le parole di Papa Francesco: «Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà» (Firenze 2015).
“Abbiamo un metodo: il discernimento della fede; abbiamo un interesse: la persona; abbiamo una prospettiva: la comunità. Camminiamo su questo sentiero”. (Card. Bassetti)
