Il 2 luglio 1971 nasceva ufficialmente la Caritas voluta da Paolo VI e dai Vescovi italiani.
Da allora l’opera della Caritas si è distinta per i suoi interventi nelle catastrofi, e nelle emergenze di varia natura. La prima fu il terremoto del Friuli nel maggio 1976 e poi via via fino agli interventi negli ultimi due anni in piena pandemia da Covid. Gli uomini e le donne della Caritas si sono dovuti misurare con le solitudini, con le povertà crescenti, con le difficoltà educative e psicologiche.
Per celebrare il lavoro di questi cinquant’anni di attività, Papa Francesco ha incontrato a Roma i delegati delle Caritas italiane. Tra i richiami importanti per continuare il servizio ai poveri Papa Francesco ne ha ricordati tre. Partire dagli ultimi. La storia, ha detto Francesco, non la si guarda a partire dai vincenti, ma dalla prospettiva dei poveri che è poi la prospettiva di Gesù.
Essere fedeli al Vangelo, per essere Chiesa della tenerezza e della vicinanza. Usare la creatività. La Spirito Santo, ha ribadito Francesco, che è creatore e creativo oltre che poeta, suggerirà idee nuove adatte ai tempi che viviamo, per affrontare le nuove povertà. L’intuizione cinquant’anni fa di Paolo VI rimane di grande attualità e lo sarà sempre perché “la carità resterà sempre per la Chiesa il banco di prova della sua credibilità nel mondo”. Come non dargli ragione?
“La carità rimarrà sempre il cuore pulsante della Chiesa, non una ONG sociale” ha detto per l’occasione don Virginio Colmegna, a lungo direttore della Casa della Carità voluta dal grande Card. Carlo Maria Martini.
