All'indomani della "nota verbale" in cui la Santa Sede segnala alcuni seri rischi per la libertà d'espressione sollevati dal testo del ddl Zan, c'era suspence nel mondo politico per le parole del presidente del Consiglio.
Ed eccole: «Senza voler entrare nel merito della questione, rispetto agli ultimi sviluppi voglio dire che il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere». L’intervento di Draghi fa chiarezza sul metodo, e lascia la possibilità anche alla Chiesa di esprimere il proprio parere come prevede una corretta interpretazione della libertà di pensiero.
Personalmente non ritengo che la “nota della Santa Sede” vada considerata solo perché c’è di mezzo il Concordato. Mi auguro che non ci sia una presa di posizione di alcune frange della Chiesa che guardano con sospetto al decreto Zan.
Una legge che tuteli contro ogni discriminazione omofoba è doverosa. C’è una parte di Clero conservatore che non guarda di buon occhio tutti quei provvedimenti legislativi che cercano di tutelare persone fatte oggetto di varie discriminazioni, specialmente su temi sensibili.
I problemi non si risolvono negandone l’esistenza, ma si affrontano e si cercano soluzioni legislative. Semmai il problema potrebbe essere quello di chi deve fare leggi.
Non tocca certo a Vescovi e ai preti, ma a quei laici cristiani che sono presenti nelle strutture pubbliche e nelle istituzioni, se ce ne è ancora traccia!