Il nostro Vescovo Mario Delpini in occasione dei suoi settant’anni ha rilasciato un’intervista anticipando anche quelli che saranno i temi della prossima lettera pastorale per l’anno 2021/2022. Il suo sogno è quello di un mondo meno lamentoso.
Tra altri temi trattati quello del doloroso passato recente: “La nostra Chiesa, spiega Delpini, ha camminato molto nell’attenzione hai bisogni delle persone in ogni situazione, anche se vi è un’opinione pubblica che guarda alla Chiesa con una specie di prevenzione negativa e che tende a ignorare tutto quello che si fa”.
Egli da anche un giudizio su Milano, ma possiamo estenderlo anche alle altre città della Diocesi, attraverso tre aggettivi lapidari: “operosa, generosa, triste”.
Triste certamente per tutto quello che ha comportato la pandemia, non ancora debellata, ma per il “lamento continuo” che occorre debellare dall’agenda ecclesiale, sociale e politica. Alla domanda su quale sia il sogno di un Vescovo della Diocesi più grande del mondo, ha risposto: “Vorrei svegliarmi una mattina scoprendo che dal vocabolario sono state abolite tutte le parole del lamento”.
Non è la prima volta che Delpini sogna una chiesa libera, unita e soprattutto lieta. E se avesse ragione? Non è forse vero che siamo più inclini al lamento piuttosto che dare il nostro contributo per una convivenza più “lieta” e quindi più aperta alla speranza?