“Non riduciamo la croce a un oggetto di devozione, tanto meno a un simbolo politico a un segno di rilevanza religiosa e sociale”.
Parole chiare di Papa Francesco durante la sua visita in Slovacchia nel giorno della Esaltazione della Croce il 14 settembre scorso. Il cristianesimo non è la religione di una divinità “forte e trionfante”, ma la fede in un Dio “debole e crocifisso” e guai a usare il crocifisso per qualche voto in più.
Papa Francesco ha sottolineato come la croce esige una testimonianza limpida, ispirata alle Beatitudini ed è sorgente di un modo diverso di vivere. “Il cristiano che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo, ha affermato Francesco, non vede nessuno come un nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita. Sul legno della croce c’è tutta l’umanità di Dio, e come suona meschino strumentalizzarla a fini che non siano il rimando a quella passione che dice quanto è grande l’amore del Padre: “Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio …” (Gv 3,13)
Solo la fede può arginare il pericolo di vedere il crocefisso o come un semplice amuleto o come un simbolo di discriminazione o peggio ancora come una “clava” da usare contro qualcuno.
È pur vero che non siamo più una società cristiana, e il valore dei simboli religiosi non è più condiviso da tutti, ma il valore del crocefisso va ben oltre l’aspetto sociologico, rimarrà sempre il segno di un amore infinito.
Ed è un amore che raggiunge anche coloro che lo osteggiano e lo vorrebbero eliminare.