Quarantadue anni fa, il 10 febbraio 1980 a Milano per la diocesi ambrosiana faceva il suo ingresso il grande Card. Carlo Maria Martini. Fu un ingresso singolare. Tra due ali di folla incuriosita il Card. Martini percorse il tragitto dal Castello Sforzesco al Duomo con il Vangelo in mano. quell’immagine resterà poi nella memoria dei milanesi e del popolo della diocesi ambrosiana come l’icona che ha fatto di Martini, già allora l’uomo della Parola.
Quel Vangelo in mano, quella Parola l’accompagnò per 22 anni di ministero pastorale intenso, attraversato dagli anni bui del terrorismo, ma mai venne meno alla priorità della Parola. Di lui si è scritto e detto molto: uomo del dialogo, del confronto con la modernità, come voce delle istanze più coraggiose del Concilio Vaticano Secondo. Certo è che il Card. Martini ha preso sul serio quanto scriveva il documento conciliare Dei Verbum (la Parola di Dio), “Ogni cristiano deve acquistare una familiarità orante con la Sacra Scrittura”.
Martini ha insegnato a tutti a prendere confidenza con la Parola di Dio, a renderla ispiratrice del vivere collettivo e personale. Gli stava talmente a cuore che sul luogo della sua sepoltura nel Duomo di Milano c’è scritto: “Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino”.
Non ricordo bene l’anno ma in una delle ultime veglie in “Traditio symboli” con il duomo gremito di giovani diceva: “Sostenete il primato della Parola di Dio e custodite la Bibbia nel cuore, ve l’affido come il dono più bello: nella mia vita la Bibbia mi ha sempre accompagnato nella gioia e nel discernimento, nella preoccupazione e nella speranza, e sempre mi accompagnerà”. Faccio mia e vi invito a fare vostra questa consegna.
Abbiamo un motivo in più oltre all’invito di Papa Francesco, di celebrare la Domenica della Parola. Ce lo ha detto il nostro grande Vescovo Martini.
