Ci sono tanti motivi, in questi tempi tristi, per scoraggiarsi e perdere la speranza.
Ma noi credenti ne abbiamo anche sempre tanti per guardare oltre, sapendo che la tristezza si cambierà in gioia. Mai come quest’anno la frase che campeggia fuori dalle chiese della nostra Comunità Pastorale descrive lo stato d’animo che schiaccia il cuore davanti al conflitto russo-ucraino.
Anche se ti sforzi di occuparti delle vicende quotidiane, sotto sotto la tragedia di questa guerra affiora e ti inquieta.
Come non essere tristi davanti a tanti morti.
Come non esserlo davanti a tanta distruzione.
Come non essere coinvolti nella tragedia di più di due milioni di profughi ucraini che verranno in Europa.
Come non essere preoccupati per il futuro di un popolo costretto ora a fuggire e domani a dover ricostruire un paese.
Come non cadere nell’inganno dell’uso della violenza come soluzione ai problemi.
Come portare a trattare i contendenti perché si metta fine a un assurdo conflitto.
Come … va da sé che tutto ciò crea una tristezza infinita che schiaccia il cuore, il morale, la speranza. Oltre alla preghiera, alla quale ci richiama l’esempio di Papa Francesco, cosa possiamo dire a coloro che accoglieremo nella rete di famiglie che hanno dato la loro disponibilità? Ecco il senso della frase scritta fuori dalle chiese.
Aiuteremo a capire che la tristezza legata al dramma della guerra si trasformerà in gioia. Si, perché così è stato anche per Gesù. Dalla sua resurrezione siamo autorizzati a pensare che il dramma della morte, della distruzione, dell’esodo di massa, prima o poi finirà, come sono finite altre tragedie, e riprenderà la vita. Perché la vita è più grande di ogni dolore, di ogni morte, di ogni guerra.
A noi che è concesso di vivere in pace è chiesto di essere trasparenza del cambiamento operato da Gesù che trasformerà tutto in gioia.