Ho cercato di cogliere nelle notizie tragiche, di una sempre più assurda guerra, qualche traccia di umanità. Non ci sono solo morti, distruzione, esodo di massa, dolore e separazioni familiari. Nella tragedia che si sta consumando spicca una virtù decisiva per resistere: il coraggio.
Proprio dentro questo conflitto assurdo e ingiustificabile che colpisce gente indifesa costretta subire ogni forma di brutale violenza a causa di un abuso perverso del potere e degli interessi di parte. Colpisce anzitutto il coraggio di tante donne e madri ucraine che lasciano le case, spesso distrutte, che prendono con sé i bambini e poche cose per affrontare un viaggio spesso pericoloso e dal futuro incerto, mentre i mariti rimangono a difendere la loro terra.
Dentro le notizie colpisce anche il coraggio di un popolo che ha tutto il diritto di difendere la propria storia e la propria democrazia. Sorprende il coraggio in Russia di chi prova a manifestare il proprio dissenso contro la guerra con proteste altamente rischiose in un regime autoritario come quello russo. Emblematica è l’irruzione in TV della giornalista con un cartello contro la guerra. Chissà che fine avrà fatto!
Straordinario coraggio quello di Padre Melnyk, sacerdote della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina che insieme ad altri preti di Irpin è andato a chiedere ai soldati russi di poter recuperare i corpi dei civili morti, ben 63, che stavano per strada da 2-3 giorni. Penso alla Chiesa tutta dell’Ucraina che con i suoi preti e i suoi vescovi stanno vicini al popolo sostenendo che in questa drammatica situazione questa è l’unica forma di pastorale. Chissà quante altre storie di coraggio anonime stanno scrivendo gli uomini e le donne dentro un conflitto che sembra non avere fine.
La guerra non è solo armi, distruzione, esodi.
La guerra in Ucraina è anche storia di coraggio civile e di coraggio cristiano.