Entrambi Gesuiti, entrambi accomunati dal desiderio di far innamorare di Cristo il mondo d’oggi.
Ho già avuto modo di ricordare nel mese di agosto, sul pensiero che scrivo sull’informatore parrocchiale di Crevenna, stralci dell’intervista d’addio che il Card. Martini rilasciò al Corriere della Sera poco prima di morire. Ora, a dieci anni dalla sua morte, scopriamo che la sua vita, il suo Ministero, la sua grande passione per la Parola di Dio lo rendono attualissimo e ancora capace di risvegliare le coscienze.
In quell’intervista pubblicata il giorno dopo la sua morte e rilasciata qualche settimana prima di morire si coglie quello che fu il suo grande amore, il suo grande obiettivo da Pastore: una Chiesa capace di camminare col passo delle persone di questo tempo.
Ai duecento anni di ritardo della Chiesa rispetto ai cambiamenti necessari ricordati da Martini, fa eco Papa Francesco che nella Evangeli Gaudium dice che se desideriamo essere davvero discepoli missionari “dobbiamo trovare il coraggio di cambiare ogni cosa”. Non certo quella parte di cristianesimo irrinunciabile, ma il modo con cui per tanto tempo abbiamo cercato di incarnarlo. Come ogni cambiamento non è facile attuarlo senza una visione di “Chiesa del futuro” che sa adattarsi ai passi dell’uomo d’oggi e tiene conto del suo vissuto.
Ciò che accomuna Martini e Francesco è la consapevolezza che oggi di cristianesimo c’è tanto bisogno, ma di un cristianesimo diverso. Un cambiamento non da cercare solo nella riorganizzazione della vita delle Parrocchie e delle Diocesi, ma partendo da quello che è stato il dono più grande lasciato da Martini: l’amore per la Parola.
Secondo un aneddoto un frate, a cui Martini non stava simpatico, pensò di liquidarlo con una battuta: “Eh, Martini, se gli togli la Parola di Dio non rimane niente”. Senza volerlo il frate rivelò la vera identità di Martini. Che sia questo il ritardo della Chiesa? Forse abbiamo tolto, sottovalutato, trascurato la Parola di Dio e non c’è rimasto più nulla.
Il cambiamento non sarà dunque solo nelle forme, ma nella sostanza, cioè un ritorno alla Parola di Dio.