In 16 anni sei parrocchie su dieci della nostra Diocesi ambrosiana si sono raggruppate in quasi duecento Comunità Pastorali.
Un nuovo modello di Chiesa per adattarsi ai cambiamenti della società. Per rispondere all’esigenza di cambiamento sono sorte 194 comunità pastorali coinvolgendo 660 Parrocchie su 1104 della Diocesi Ambrosiana.
Il 13 aprile 2006 durante la Messa Crismale in Duomo a Milano il Card. Tettamanzi annunciava il nuovo modello di vita ecclesiale. Il Vicario Generale della Diocesi Mons. Franco Agnesi dice che “la nascita delle Comunità Pastorali permette alle parrocchie di scambiarsi doni e di essere più missionarie. Di fronte ai cambiamenti le parrocchie da sole non sono più in grado di rispondere alle nuove esigenze, e solo mettendo insieme risorse e doni si potrà meglio rendere la Chiesa più vicina alla gente”.
Ho l’impressione però che la gente comune non si sia resa conto che qualcosa sta cambiando. Ho la sensazione che per ora questa nuova idea di Chiesa circoli solo presso gli “addetti ai lavori”. Eppure, a ben guardare, nei 16 anni della nostra Comunità Pastorale Santa Eufemia si sono fatti passi avanti e hanno preso avvio tante iniziative che contribuisco a dare alla Chiesa locale un volto unitario. L’aspetto ancora un po' carente è quello della “corresponsabilità laicale” che è cresciuta meno rispetto alle aspettative. Ritengo invece un dono straordinario la Diaconia, cioè la fraternità dei sacerdoti delle quattro parrocchie della nostra comunità Pastorale.
Ritrovarsi ogni settimana per pregare, riflettere, programmare l’attività pastorale ci ha fatto supera l’idea della Chiesa attorno al campanile, ma a una Chiesa che vive nel territorio allargato. A 16 anni dall’avvio il Consiglio Pastorale sta riflettendo, per ora senza ancora una visione chiara per il futuro, oltre quello che si è fatto finora. Mi rendo conto che non è stata una scelta affatto formale. Rimane ancora uno spazio enorme di lavoro che non potranno fare solo i sacerdoti, ma sarà determinante il contributo die laici.
Del resto, ormai non sfugge a nessuno, che la continuità pastorale è data dai laici e non dai sacerdoti che a servizio della Chiesa possono anche essere trasferiti per altri incarichi.