Dall’inizio di novembre fuori dalle chiese della nostra comunità Pastorale campeggia uno striscione con la scritta: “Chi è colui che è nato?”
La frase è del grande San Paolo VI e ora al termine dell’Avvento mi rendo conto che è tutt’altro che una frase retorica se penso che alla maggior parte della gente non interessi più tanto ciò che ha comportato la venuta di Gesù nella storia degli uomini.
Stiamo vivendo un paradosso: stiamo celebrando una festa, ma ci stiamo lentamente dimenticato del festeggiato! Una festa della nascita di Gesù, ma senza Gesù! A nessuno sfugge che si allarga la “pratica” del Natale senza più fede nel Natale.
In giro ci sono sempre più praticanti del Natale che pare abbiano smarrito la fede in ciò che esattamente tale evento annuncia: la presenza di Dio nella storia umana. Che cosa potrà alla lunga dire, oltre l’emozione immediata, il Natale a chi vive lontano da un orizzonte di fede?
Almeno a voi lettori di questi miei semplici pensieri domenicali vorrei proporvi di provare a unire festa e fede da una parte e fede e festa dall’altra. Con questo spirito avviamoci a celebrare, a provare a credere di nuovo per provare a credere in modo nuovo. Andare incontro al Natale non potrà non significare un andare incontro a Gesù, andare incontro alle prime vibrazioni dell’annuncio di amore che egli è venuto a portare sula terra.
Credo che forse sia giunto il momento di dire con convinzione che non basta più essere festeggianti non praticanti, ma di tornare ad essere praticanti festeggianti