I fatti di cronaca non ci danno tregua. Non passa giorno senza che alla vita si pone fine in modo drammatico o che si tolleri che venga messa a repentaglio. Ciò che arriva in modo diretto è la violenza che stronca la vita di militari e civili nelle due guerre più vicine a noi. Si aggiunga la vita dei migranti che muoiono nel deserto o nel mare o quando va bene sfruttata in ogni possibile forma. Come non registrare che ogni giorno la vita dei lavoratori è spesso considerata solo merce?
La vita delle donne considerate proprietà dai maschi che viene umiliata con la violenza e soffocata nei femminicidi. Non meno drammatica è la vita dei malati e dei disabili spesso considerata indegna di essere vissuta. Tante sono dunque le vite negate precludendone la possibilità di esistere. Eppure, al di là di ogni visione ideologica, registriamo la forza sorprendente della vita, di ciascuna vita anche di quelle segnata da limiti. La vita rimane un immenso valore che è capace di donare qualcosa agli altri. Le tante storie di persone giudicate insignificanti o inferiori hanno saputo invece dimostrare di diventare punti di riferimento dimostrando così che nessuna vita va mai discriminata. “Ogni vita se la guardiamo con occhi sinceri si rivela un dono prezioso e possiede uno stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi” (Messaggio dei vescovi italiani).
L’amore e il rispetto della vita non è solo una questione confessionale, ma riguarda tutto l’umano. La vita va accolta insieme, credenti e non credenti. “Il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita soprattutto nelle sue fasi più fragili” (Papa Francesco).
Per noi cristiani c’è un motivo in più per stare dalla parte della vita. Essa è un dono del Creatore e la sua promozione e la sua difesa sono un inderogabile impegno di fede e di amore.
