La nostra Comunità Pastorale Santa Eufemia nel tempo di Avvento ci richiama al periodo liturgico con una frase che campeggia all’esterno delle nostre Chiese con l’intento di aiutarci a dare un senso al percorso di Avvento e per aiutare a dare unità alle varie iniziative.
Il tema della gioia sembra fin troppo banale, ma in realtà dice un deficit che rende il cammino dei credenti e la loro testimonianza spesso appannata e poco entusiasta. Eppure, ne avremmo tanto bisogno! Non che la gioia sia un atteggiamento superficiale, ridanciano come molti pensano. No! La gioia, come la pace, viene dall’alto è dono. Ma è dono perché il credente lega la sua gioia non a uno stato d’animo, ma come la conseguenza di cammino, di un viaggio verso Qualcuno che aspetta che vuole incontrarci che vuole diventarci famigliare.
L’Avvento non è solo preparazione a una festa, il Natale, ma è preparazione gioiosa ad un incontro a Colui che noi crediamo capace di riempire otri vecchi (le nostre vite un po' spente) con vino nuovo che è la Parola, l’entusiasmo, la voglia sempre di ricominciare anche quando le cose non vanno come vorremmo.
Mi piace pensare che questo cammino incontro al Signore non riguarda solo la persona, ma la nostra comunità, gli uomini e le donne che con noi vivono la fede, la liturgia della domenica, il vicinato, i legami familiari. Compagni di viaggio con i volontari con cui ci mettiamo a servizio degli ultimi, dei fragili, di coloro che accedono ai servizi Caritas.
Non sentirsi soli sarà la condizione per una gioia piena.