Accadde così che gli Apostoli stavano chiusi in casa per timore di essere arrestati. Erano trascorsi cinquanta giorni dalla Pasqua. A tenerli chiusi in casa non era il covid, non la paura del contagio e nemmeno smart working o la DAD. Stavano li chiusi perché la paura li aveva imprigionati. Temevano di finire arrestati e uccisi come il loro Maestro.
Ma nonostante le porte chiuse, le finestre sbarrate accadde qualcosa di grande, di unico, di irripetibile. Un grande fragore e una palla di fuoco entrò in quella casa nonostante fosse chiusa e cambiò la vita di quegli uomini. Era il dono dello Spirito.
A una decina di ragazzi della Parrocchia accadrà lo stesso evento proprio domenica 10 ottobre perché riceveranno il dono dello Spirito e saranno confermati nel loro cammino di fede con l’unzione del Crisma. Oggi non è la casa degli apostoli che è chiusa, ma qualcosa accomuna loro e i nostri ragazzi: la paura. Ma non si può lasciarsi imprigionare dalla paura che ti chiude e ti fa stare ai margini.
Penso al dopo Cresima di questi ragazzi e mi nascono tante speranze insieme a tanti timori. Cosa susciterà in loro il dono dello Spirito? Quali frutti darà, forse non subito, ma negli anni che verranno? Come desidero che il Sacramento che riceveranno sia davvero una introduzione alla vita adulta della fede e non un accompagnamento all’abbandono! Perché questo avvenga occorre che sentano accanto una comunità che ha ancora voglia di trasmettere la fede.
A loro è arrivato il grazie di Papa Francesco per i sogni e i progetti di bene che hanno.
