«Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità».
È questo il tema della XXX Giornata Mondiale del Malato celebrata venerdì 11 febbraio nel ricordo della apparizione della Madonna a Lourdes. La pandemia ha portato dentro le nostre case la malattia e lo ha fatto accompagnata da tanto dolore e ferite insanabili. Il delirio di onnipotenza che ci ha accompagnato nei decenni scorsi si frantumato, dissolto, svanito. Ci siamo accorti che la malattia era, non una eccezione, ma quasi una normalità e così abbiamo toccato con mano la malattia che ha colpito noi o un nostro famigliare.
Per la maggior parte dei casi la malattia si è risolta con ricoveri e cure, per altri purtroppo è stata tanto drammatica da portare alla morte. È stato proprio durante il periodo peggiore della pandemia che abbiamo scoperto il dolore di non poter stare vicini ai nostri malati. È stato uno strazio vedere i nostri famigliari morire senza stare loro vicini, senza dire una parola di conforto, una stretta di mano, una carezza, un sorriso.
I segnali di allentamento della pandemia non cancellano la malattia, ma aprono finalmente la possibilità di stare più vicini ai malati (di tutte le malattie).
Scrive Papa Francesco: “Non si deve mai dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia".