Passato il clamore dei giorni della morte di Benedetto XVI, e allontanate le polemiche che hanno visto protagonisti il segretario Georg Gänswein e Papa Francesco mi sono riletto il Testamento spirituale del Papa Emerito scritto nel 2006 al secondo anno del suo Pontificato.
Mi ha colpito la semplicità con cui Egli ringrazia tutte le persone che hanno contribuito alla sua formazione cristiana e sacerdotale. La sua terra di Baviera e Roma e l’Italia che lui considera come una seconda patria. Non manca anche un riferimento a tutti i suoi collaboratori a cui rivolge un coraggioso monito a “rimanere saldi nella fede”.
Anche noi sacerdoti durante gli annuali Esercizi Spirituali siamo chiamati a scrivere il “Testamento Spirituale”. Nella prossima settimana potrò anch’io godere di qualche giorno di preghiera e di riposo partecipando ad un corso di Esercizi Spirituali.
Ripensando al testamento di Papa Benedetto mi rendo conto anch’io dell’importanza che hanno avuto le persone e i luoghi dove sono cresciuto nella fede e i luoghi dove ho svolto e svolgo il ministero sacerdotale.
Quanta importanza hanno le persone!
E quanta ne hanno i luoghi!
C’è come un filo rosso che lega insieme gli anni e ti fa scoprire che siamo affidati alle braccia di Qualcuno che ci ama, e ha mostrato il suo amore non lasciandoci mai soli anche quando eravamo tentati, nei momenti bui, di sentirci preda della solitudine.
Nel lungo tempo dedicato alla preghiera vi porterò tutti nel cuore e vi affiderò al Signore, specialmente coloro che soffrono o portano un dolore nel cuore.