La domanda guida la riflessione della Chiesa del Triveneto che si interroga sul cambiamento in atto. Una riflessione che apre un nuovo scenario aperto sulla formazione di laici e di preti. Le sfide del futuro chiedono di avere per il servizio alla Chiesa persone sempre più qualificate. Eppure, anche questo non basterà.
La formazione rischia di diventare teorica e non si traduce in comportamenti capaci di rivitalizzare le comunità parrocchiali. È stata posta una domanda a un relatore della riflessione della chiesa del Triveneto: “Quale figura di comunità cristiana può creare le condizioni per una crescita nella fede?” La risposta l’ho trovata particolarmente stimolante: “La Chiesa dei primi secoli, a carattere domestico, con una forte connotazione relazionale, ha rappresentato in pochi anni la forza missionaria del cristianesimo.
Nelle nostre parrocchie, invece, per prendere un esempio, volontari e preti vivono fianco a fianco, con grande generosità, senza conoscere la storia di fede gli uni degli altri, salvo scoprirla con stupore al momento del cambio del parroco o di un funerale”. Generare fede o conservare la fede? Negli ultimi decenni ci è parso particolarmente urgente conservare la fede di fronte all’abbandono della pratica religiosa e al crollo di alcuni Sacramenti.
Oggi forse c’è davvero bisogno d’altro, non basta più conservare, occorre generare. Creando una pastorale nuova, o anche quella di sempre, ma con un’anima nuova.