Le croci sulle vette fanno parte di noi, credenti o meno, cristiani o fedeli di qualsiasi altra religione, abbatterle significherebbe cancellare una parte della nostra storia. Nelle scorse settimane si è fatto un gran parlare per un infelice intervento del direttore della rivista del CAI sull’ipotesi di eliminare croci sulle vette delle montagne.
Avendo noi la croce Pessina che veglia sulla nostra città e su Crevenna in particolare, mi sono sentito chiamato in causa. È vero che le croci oggi sono un simbolo religioso non condiviso da molta parte della popolazione, ma è altrettanto vero che le croci in vetta sono state e sono tutt’oggi espressione o di fede di un territorio che si riconosce nelle sue croci, o segno di vette conquistate e documentate dalla presenza delle croci.
Già in altre occasioni ho avuto modo di esprimere il mio disappunto per coloro che contestano croci e poi tollerano che sulle vette si collochino simboli tibetani. Solo chi non ha conoscenza dell’amore per la montagna della gente che vive, come nel nostro caso ai piedi dello stupendo triangolo lariano, non potrà mai capire cosa significa avere una croce che ti guarda e che la guardi. Ma che male ti fa una croce quando raggiungi le vette? Noi siamo fieri della nostra croce Pessina e questa domenica ai suoi piedi noi celebreremo anche la Messa come hanno fatto da tempo i crevennesi. Mai nessuno si è sentito discriminato.
La questione allora non è il “simbolo” ma che conoscenza tu hai della storia del popolo che vive ai piedi dei monti o sulle montagne.