In una mostra fotografica di ragazzi di strada a Lima in Perù, sotto la foto di un ragazzo c’era questa didascalia: “Saben que existo pero no me ven” “Sanno che esisto, ma non mi vedono”. Sanno che esisto come problema, fastidio, statistica, ma non mi vedono.
Il ragazzo di strada scrivendo questa frase ha detto una verità sempre attuale, legata soprattutto a questa stucchevole vicenda che ha coinvolto i migranti trasferiti in Albania.
Di loro si è detto tutto, a prescindere dalle responsabilità politiche, sulle quali ci sarebbe tanto da dire.
Di loro si è detto quanti erano, un piccolo gruppo che si è assottigliato via via che arrivavano a destinazione.
Si è detto quanto era grande la nave che li ha trasportati in Albania.
Quanti erano gli uomini dell’equipaggio per una ventina di migranti (uno sproposito).
Di quanto è costata l’operazione (soldi che sarebbero stati spesi meglio in altre emergenze del nostro Paese) e del modello Italia invidiato da mezza Europa.
Per non parlare poi di tutte le polemiche seguite all’operazione di cui non ho le competenze per esprimere un giudizio.
Bene, ma dei migranti chi ha parlato? Chi erano? Numeri, o uomini e esseri umani?
L’informazione ci passa una immagine del fenomeno migratorio con dati statistici, di quanti ne arrivano, di quanti muoiono in mare, di quanti delinquono una volta arrivati, ecc. sono diventati numeri, sappiamo che esistono, ma non li vediamo. Ricordo di un migrante disperato che cercavo per portarlo al dormitorio notturno a Lecco che mi disse: ogni tanto faccio casino così almeno qualcuno si accorge di me!
Si è vero quante volte sappiamo che esistono, ma non li vediamo.