Gesù, “mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo” (Lc 24,51)
“I discepoli tornano a Gerusalemme con grande gioia. Si sono separati da Gesù con grande tristezza e angoscia, quando Gesù è stato consegnato nelle mani degli uomini per essere crocifisso. Ora sono pieni di gioia, perché non sono separati da Gesù, ma sono resi partecipi di un altro modo di intendere la presenza, un altro modo di contare i giorni, un altro modo di abitare la terra. Il tempo e lo spazio non sono più principio di separazione, per cui quello che è qui non può essere là, quello che è in terra non può essere in cielo e neppure quello che era in passato non può essere presente e neppure futuro. Il tempo e lo spazio sono abitati dalla gloria del Risorto: l’Ascensione non decreta una assenza, ma il modo glorioso di essere presente, la promessa del ritorno non decreta un tempo senza Gesù, ma il modo glorioso di vivere il presente come occasione di grazia, come grazia di comunione”
(Mons. Mario Delpini, Omelia per la solennità dell’Ascensione, 13 maggio 2021).