Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui” (Gv 2,11)
Le parole con cui si conclude la narrazione delle nozze di Cana ci dicono di non fermarci ad una lettura soltanto descrittiva del prodigio compiuto da Gesù. Nel racconto della festa di nozze non appare mai la parola miracolo. Si parla di segno; quanto compiuto da Gesù è un segno, anzi “l’inizio dei segni compiuti da Gesù”. Un miracolo può sorprendere, per quella innata curiosità da cui l’essere umano è toccato; ma una volta che la curiosità è stata appagata, tutto è finito, non rimane più nulla. Un segno invece è ben altra cosa; è una realtà che manifesta un’altra realtà, più grande, superiore. Ritornando a quanto compiuto da Gesù a Cana di Galilea - l’acqua tramutata in vino -, nasce l’interrogativo circa il messaggio che Egli vuol trasmettere con questo avvenimento: di che cosa è segno? Nel segno dell’acqua trasformata in vino è possibile leggere il modo con cui Gesù si rivela; Egli, nel manifestare all’inizio della sua vita pubblica la sua missione, chiede ai suoi discepoli e ad ogni cristiano la risposta della fede.