“Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»” (1Cor 11,23b-25).
Il testo di Paolo, che egli ha ricevuto e che a sua volta trasmette ai noi, ci porta nel cuore dell’ultima cena, quando Gesù recita la benedizione sul pane e sul vino, che diventano il suo corpo ed il suo sangue. Paolo, nel collegare il sacrificio eucaristico a Gesù Cristo stesso, ci vuol dire che l’Eucaristia non è un banchetto come altri, ma è qualcosa di più, è rendere presente e attuale il sacrificio di Cristo. Paolo vuole insegnarci che è l’annuncio della salvezza portataci da Gesù, è l’impegno del dono totale di sé al prossimo, così come il Signore ha fatto per noi con la sua passione e la sua morte in croce. Non è semplicemente un qualsiasi gesto di amore, è il gesto dell’Amore. Proprio per questo il sacrificio eucaristico non può essere considerato come una parentesi nella settimana, ma è il “tutto” della nostra vita.