«Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore» (Gv 1,23).
Occhi aperti, orecchio teso, anima pronta a cogliere le voci del Signore
L’avviso del Precursore suona appunto così, nel Vangelo di questa mattina; «Dirigite viam Domini»: bisogna che rettifichiate la vita per l’incontro con Dio. Quasi dicesse: badate che Egli può passarvi vicino senza che ve ne accorgiate: e se non disponete bene le vostre anime, e non volgete i vostri passi verso di Lui, l’incontro potrebbe mancare. Può infatti, capitare la tremenda sventura: taluni che guardano, e non vedono nulla, hanno l’orecchio e non sentono. La Grazia dell’Onnipotente potrebbe dunque passare senza che fosse a me destinata. Come risuona ammonitrice la frase di S. Agostino: «timeo transeuntem Deum»! Io temo che Iddio mi si avvicini senza che io me ne accorga. Che cosa devo fare? È indispensabile tenere gli occhi aperti; l’orecchio teso; l’anima idonea e pronta a cogliere le voci del Signore. Io devo offrire a Dio il mio cuore, l’appuntamento sarà dentro di me. Sempre Dio si concederà a noi, purché di Dio nutriamo vivo desiderio. Lo desideriamo Dio? Abbiamo sete di Lui? Il cuore nostro invoca: dove sei? come ti riveli? vuoi tu parlarmi, o Signore? Quest’ansia dell’anima in cerca di Dio si definisce preghiera. E noi, preghiamo? Forse Egli è vicino, già alle soglie della nostra anima: tocca a noi compiere l’atto volenteroso ed esclamare: Vieni, o Signore Gesù! (Discorso di S. Paolo VI durante l’incontro con l’Unione dei giuristi cattolici, 15 dicembre 1963).