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“«Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto” (Gv 20,17-18).
In queste parole del Vangelo di Giovanni troviamo l’annuncio della risurrezione di Gesù, così come è testimoniata da chi lo ha incontrato risorto e vivo. Oggi è la domenica di Pasqua, “nella risurrezione del Signore”. È il primo giorno del Signore, è la domenica per eccellenza. È il giorno del Signore perché è il giorno che celebra la risurrezione del Signore. È perciò la festa che sta al centro di tutto, proprio perché la risurrezione del Signore è al centro della nostra fede. Nella risurrezione di Gesù trovano compimento tutte le nostre attese e speranze. Ma questa solennità di Pasqua sembra quasi trasportarci in un mondo un po’ diverso dal nostro, da quello cioè della nostra esperienza quotidiana, quello che vediamo ogni giorno, un mondo appesantito da una serie interminabile di mali. E la guerra in Ucraina non è che l’ultimo di una interminabile serie. Il nostro mondo appare un mondo abbagliato dal desiderio dell’avere, dal miraggio del potere e del piacere, un mondo diviso per le sue contraddizioni; è un mondo oscurato dal peccato. Dire tutto questo significa dire che il nostro è un mondo chiuso a Dio. A tanti il nostro mondo sembra irrimediabilmente perso, incapace di speranza: come se la Pasqua del Signore non fosse avvenuta o non avesse più la forza di rinnovare il mondo e la storia. Ma non è così, perché la Pasqua del Signore è una realtà. La Pasqua del Signore è avvenuta, ed è avvenuta una volta per sempre, perché sempre, in ogni situazione, anche la più difficile, è presente e operante Cristo risorto, con la sua potenza, con la sua vita. Cristo risorto è la luce e la vita del mondo. Con questa certezza, a tutti e a ciascuno, a cominciare dalle persone ammalate e sole, va il nostro augurio di una lieta e santa Pasqua di Risurrezione. Mons. Angelo con i Sacerdoti, le persone consacrate ed il Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale S. Eufemia
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“Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore”(Gv 12,12b)
Nella meditazione sul quadro “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”, irrompe Gesù Crocifisso in tutta la sua maestà sofferente.
Gesù muore in croce, avvolto dal buio, ma il suo volto è immerso nella luce: il suo amore è più forte della morte, capace di vincere le tenebre in cui anche noi possiamo cadere. Il cielo si apre per accoglierlo nuovamente e da qui scaturisce tutta la luce che sola può illuminare e guidare. Il nostro sguardo è condotto al centro del quadro sulle Sue ginocchia, quelle ginocchia su cui più volte si è piegato per risanare i malati, che hanno accolto i bambini, su cui si è inginocchiato per lodare e pregare il Signore, su cui è caduto nella salita al Golgota, offrendo agli altri la possibilità di aiutarLo, ma che non si sono mai piegate di fronte al Tentatore per cercare una strada più semplice di quella dell’amore vero.
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Gesù alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!»” (Gv 11,41-43).
Nella meditazione sul quadro di Lavinia Fontana, “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”, giungiamo a Maria, la Madre di Gesù.
Di fronte alla morte in croce di Gesù, la Madonna viene vinta dal dolore. Colei che risponde il proprio “Eccomi” davanti alla chiamata del Signore, fidandosi completamente di Lui, non può che partecipare completamente alla Crocefissione del proprio figlio e Signore: distesa a terra e sostenuta dalle braccia della donna, sembra morire anche lei. Nel suo volto non c’è sofferenza o dolore, tutto il suo corpo è semplicemente abbandonato, pronta ancora una volta a lasciarsi plasmare dal proprio Signore e così diventare la madre di tutti i credenti. Anche di fronte alla morte del suo Figlio non smette di dire il proprio “Eccomi” al Signore, continuando a condividere con Lui la sua strada di salvezza.
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Rispose il Cieco ai Giudei: “Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?” (Gv 9,27).
È sulla figura dell’apostolo Giovanni che ci si vuole soffermare nella meditazione sul quadro di Lavinia Fontana, “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”.
A un lato del quadro c’è GIOVANNI, l’apostolo amato e l’evangelista. Di fronte alla Crocefissione del Signore non può che mettersi in preghiera: Lui che ha seguito il Maestro, ha accolto il Suo insegnamento, non può abbandonarlo nel momento della prova e prega con Lui e per Lui.
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“Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32).
In questa domenica la meditazione sulla grande tela di Lavinia Fontana, “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”, ci conduce a fissare il nostro sguardo sulla figura di Maria Maddalena.
Ai piedi della croce, Maria Maddalena abbraccia le gambe del Crocifisso, quell’uomo capace di vedere in lei, donna da tutti additata per i suoi errori, il bene e il suo valore. Di fronte alla morte del Signore non vuole perdere il suo legame con Lui, cerca di trattenerlo con sé per paura di perdere il suo amore, ma soprattutto di non essere capace di guardarsi ancora con gli occhi di Gesù.