
- Dettagli
“Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei»” (Lc 23,36-38).
Gesù Cristo è re in quanto si abbassa sull’umanità sofferente. Qui è il potere e la gloria del Figlio di Dio. Per Lui regnare vuol dire servire. Chi vuol essere il primo sia l’ultimo, dice Gesù. La sua regalità è quella di chi si è fatto povero fino a morire da malfattore tra due ladri. Il segno più grande di questa volontà di Gesù di servire è la croce; è la più grande espressione dell’amore e del dono di sé. Sulla croce Gesù paga il prezzo del nostro riscatto e ci riconcilia con il Padre. Nella croce c’è il gesto supremo di Gesù dell’essere Signore, poiché in essa si comprende come la sua signoria sia ben diversa dalla regalità di questo mondo. Il Regno di Dio in Cristo si manifesta nell’umiliarsi, nel donare, nel servire.

- Dettagli
“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto». Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi” (Lc 14,16-18).
Sabato 9 novembre 2024 ORDINAZIONE DIACONALE DI VINCENZO PETRUCCI
Sabato prossimo, 9 novembre 2024, vigilia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, alle ore 17:30 nel Duomo di Milano, il nostro parrocchiano Vincenzo Petrucci, insieme ad altri sette candidati, riceverà l’Ordine sacro del Diaconato per mano dell’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini. L’Ordinazione è una grande grazia per il Candidato, per la sua famiglia e per i suoi cari, ma anche per la nostra Comunità. È una benedizione di Dio per noi tutti! Per facilitare la partecipazione all’Ordinazione di Vincenzo, è stato organizzato un pullman (contributo € 15,00) per poter essere presenti in Duomo. Le iscrizioni sono ancora aperte presso la segreteria parrocchiale.

- Dettagli
“Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 14b-16).
Le parole di Gesù sono quanto mai chiare; esse ci aprono agli orizzonti dell’annuncio del Signore e del suo Vangelo al mondo. In queste parole è riassunto il tema della missione che, prima di essere missione della Chiesa, è missione di Gesù. La missione della Chiesa non può esistere senza la missione di Gesù, al di fuori della missione di Gesù. La sua incarnazione, la sua venuta nel mondo è un atto di amore immenso: l’amore di Dio nei confronti di tutta l’umanità. La Chiesa deve perciò fare sue le motivazioni profonde che giustificano la missione stessa di Gesù. Non è possibile fermarsi all’esteriorità; occorre invece tornare alle origini, all’amore di Dio; occorre farsi carico della misericordia, della passione, della dedizione, proprie della venuta del Figlio di Dio nel mondo, il Signore Gesù, che per noi e per la salvezza dell’intera umanità ha offerto la sua stessa vita in riscatto del peccato del mondo.

- Dettagli
“Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1Cor 3,16-17).
Siamo “campo di Dio”, “edificio di Dio”, “tempio di Dio”, come ci ricorda San Paolo. Questa solennità della Dedicazione è l’occasione per comprendere che la Chiesa è costruita sul “fondamento … che già vi si trova, che è Gesù Cristo”. Non c’è fondamento diverso da Cristo; senza di Lui non esisterebbe la Chiesa. Gesù Cristo l’ha costituita chiamando a sé gli apostoli. Questa solennità è anche un richiamo ad interrogarci sul nostro posto nella Chiesa. Siamo infatti chiamati ad essere ogni giorno Chiesa di Cristo con la nostra fede in Lui, con il nostro amore per gli altri, con la nostra speranza in un futuro di vita. Essere cristiani, essere Chiesa, comunità di coloro che credono in Gesù Cristo, non è possibile senza di Lui.

- Dettagli
“In quel tempo. Il Signore Gesù espose ai suoi discepoli un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò»” (Mt 13, 24-25).
La parabola del buon seme e della zizzania ci parla del regno di Dio, che non si impone con violenza, ma si diffonde liberamente; non annienta le opposizioni, ma coesiste, lottando contro le forze del male, rappresentate dalla zizzania. Vediamo qui all’opera la pazienza di Dio, che fa risaltare l’impazienza delle persone, nella parabola rappresentate dai servi, che vorrebbero porre mano subito all’eliminazione della zizania. Dio invece lascia crescere insieme seme buono e zizzania. Questo è lo stile di Dio e così deve essere lo stile del cristiano. La pazienza di Dio ci deve perciò insegnare ad evitare di essere impazienti con Lui, quasi che la nostra preghiera sia una questione di dare e avere. La pazienza di Dio ci deve insegnare anche ad essere pazienti verso noi stessi e a vivere il nostro rapporto con gli altri vedendo in essi, più che i difetti, ogni più piccolo segno di bene.