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FESTA PATRONALE DI SANTA MARIA NASCENTE 8 – 11 settembre 2023
La fine dell’estate coincide con la ripresa del cammino pastorale della nostra comunità, che vede nella festa patronale di S. Maria Nascente l’occasione per ripartire con fede, con gioia e generosità sulla via del Vangelo, imitando l’esempio della Madonna, che accanto a Gesù ha percorso la strada dell’adesione totale alla volontà di Dio. Questa festa ci dona di comprendere che la vita cristiana è vita di una comunità che, nel riferimento alla sua Patrona, trova una ragion d’essere che si esprime nella disponibilità e nel servizio. È la stessa disponibilità nel servire che hanno vissuto anche i sacerdoti che sono passati tra noi. Quest’anno, durante la Celebrazione eucaristica dell’8 settembre, avremmo voluto ricordare Mons. Antonio Paganini, Prevosto di Erba dal 1996 al 2007, sacerdote da 70 anni… Purtroppo la salute, 92 anni, non gli permetterà di essere presente. Mi ha comunque chiesto di pregare e di far pregare per lui. Credo che non mancherà la nostra preghiera. Sarà tra noi a celebrare la S. Messa Mons. Maurizio Rolla, che ha concluso il suo incarico di Vicario Episcopale della Zona di Lecco ed è stato nominato Prevosto di Vimercate dal 1° settembre. La Celebrazione eucaristica sarà l’occasione per pregare per lui ed esprimergli la nostra riconoscenza per quanto ha fatto a favore della nostra comunità. La festa patronale è festa di una comunità come unione di tante famiglie. È bello perciò, in occasione della festa, ricordare le coppie che quest’anno celebrano il loro anniversario di matrimonio. Lo faremo la domenica 10 settembre, continuazione della festa, che si concluderà alla sera con la Processione mariana e il giorno seguente con la S. Messa in Cimitero per i defunti della Parrocchia. Mons. Angelo
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“Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo»”. (Lc 9,57-58)
Ci sono persone che, senza aspettare la chiamata di Gesù, si propongono di seguirlo. A volte si può essere presi dall’entusiasmo, da una generosità spontanea, e si risponde come quello sconosciuto di cui parla il Vangelo: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Egli, con gli altri, pensava di poter vivere tranquillamente la risposta alla chiamata di Gesù magari nel lavoro che già lo occupava. Gesù però sconvolge i loro e i nostri progetti, raffredda il nostro entusiasmo, ci fa riflettere sulla difficoltà di seguirlo, sulla necessità di una decisione profonda e non superficiale: essere cristiani non è frutto di un momento di entusiasmo, ma conseguenza di una scelta radicale meditata. Seguire Gesù non è solo un sentimento, ma è l’impegno di tutta la persona, che coinvolge anche le cose più care, senza riserve e senza condizioni.
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“Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc 17,33)
Queste parole di Gesù possono incutere timore, se ci fermiamo alla prima parte della frase di Gesù: sarà condannato chiunque avrà guardato sistematicamente a se stesso, dimenticando l’altro. Ma c’è anche la seconda parte dell’affermazione di Gesù: si salverà chi comunque avrà donato la propria vita per amore. Che conta è ciò che ciascuno vive nel presente; così mettiamo in pratica, giorno per giorno, la parola di Gesù. Solo in questo modo passato e futuro si riempiranno di senso. Nei giorni di Noè e di Lot ci si era illusi di costruire la propria salvezza “mangiando, bevendo, comprando, vendendo, piantando o costruendo”; invece ci si prepara al giorno del ritorno glorioso di Gesù dimenticando se stessi per amore, come Gesù ha insegnato: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita” (Gv 15,13). Occorre cioè vivere giorno dopo giorno alla sua presenza, unendoci saldamente alla sua Parola, senza lasciarsi travolgere dalle cose inutili, vuote, puntando invece all’essenziale.
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“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).
La salvezza viene da Dio: è Lui che salva, libera dal male e dalla morte. Tuttavia la salvezza conosce non solo una provenienza, ma anche un passaggio; passa infatti dalla fede in Lui e nel sacrificio redentore del suo Figlio Gesù. Chi, contemplando l’amore di Dio, si lascia trasformare da esso, entra nella vita eterna, attraverso il dono della salvezza. Qui c’è il segreto di una vita realizzata, che giunge al suo compimento nella vita eterna. C’è però chi rifiuta la fede; la fede infatti è un dono, che può essere accolto o non accolto. Per quale ragione si rifiuta la fede? Il Vangelo di questa domenica ce ne riferisce una: non si desidera la vita eterna, ma soltanto questa vita terrena. La vita eterna non è tra i desideri, perché ora non ci dà nulla, non aggiunge nulla alla vita che stiamo vivendo. Ma se crediamo alle parole del Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo …”, allora tutto cambia di senso. Chi crede in Lui ha la vita eterna.
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SOLENNITÀ DEL SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).
Le parole di Gesù incontrano lo stupore e la perplessità della gente, suscitano lo sconcerto dei suoi ascoltatori, che si esprime in una domanda: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Ma non ci si fermerà alla domanda e alle perplessità; i suoi ascoltatori addirittura lo abbandoneranno, rompendo ogni legame con lui, ogni possibilità di dialogo. Per essi le parole di Gesù non costituiranno più motivo di interesse, perché non rientranti nelle loro aspettative. A noi oggi Gesù rivolge le medesime parola, invitandoci ad ascoltare la sua parola, a non abbandonarlo, a seguirlo, a contemplare il mistero della sua Persona, che nell’Eucaristia si rende presente e si comunica a quanti credono in Lui.