- Dettagli
“Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10,11b).
60A GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
La 60a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci invita a riscoprire come è nel dialogo con Gesù, in ascolto della sua Parola, che la vita assume il volto e i tratti della vocazione. In questa Giornata, siamo invitati a pensare ancora una volta alla vita come vocazione, come via nel seguire il Signore per servire la Chiesa e per costruire un mondo più vero e giusto. Di seguito riportiamo alcune parole del Papa, tratte dal suo Messaggio per questa Giornata: «Quest’anno vi propongo di riflettere e pregare guidati dal tema “Vocazione: grazia e missione”. È un’occasione preziosa per riscoprire con stupore che la chiamata del Signore è grazia, è dono gratuito, e nello stesso tempo è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo. Siamo chiamati alla fede testimoniale, che stringe fortemente il legame tra la vita della grazia, attraverso i Sacramenti e la comunione ecclesiale, e l’apostolato nel mondo. Animato dallo Spirito, il cristiano si lascia interpellare dalle periferie esistenziali ed è sensibile ai drammi umani, avendo sempre ben presente che la missione è opera di Dio e non si realizza da soli, ma nella comunione ecclesiale, insieme ai fratelli e alle sorelle, guidati dai Pastori. Perché questo è da sempre e per sempre il sogno di Dio: che viviamo con Lui in comunione d’amore».
- Dettagli
“Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29).
Con queste parole Giovanni Battista indica Gesù che viene verso di lui. Come non pensare all’agnello pasquale e quindi alla Pasqua? È con la sua passione, morte e risurrezione che Gesù toglie il peccato del mondo. Gesù, con il suo sacrificio, è l’unica vittima della nuova alleanza. Gesù ha offerto la vita per liberarci dalla schiavitù del peccato. Gesù toglie il peccato del mondo. Non si parla di peccati, ma del peccato. E non si parla delle singole persone, ma del mondo. Questo vuole dire che, prima dei singoli peccati, c’è la necessità di una liberazione da una forza che ci opprime e che a volte ci fa dire: ma come è possibile che avvenga questo nel mondo, che la gente pensi in questo modo sbagliato, che dica cose che al solo pensiero fanno rabbrividire, che si proponga di agire in un modo che mai potremmo pensare giusto? Questo è il peccato del mondo, da cui sono permeati i singoli peccati. E Gesù è colui che ci vuole liberi – e ci rende liberi - dal male, dal peccato del mondo.
- Dettagli
“I discepoli gioirono al vedere il Signore” (Gv 20,20).
La sera del giorno di Pasqua, i discepoli fanno l’esperienza, inaspettata e insperata, della presenza di Gesù Risorto davanti a loro, nel luogo dove essi si erano rifugiati per paura dei Giudei. È una gioia grande, vera, profonda, la loro: vedere il Signore!, Gesù che era stato ucciso sulla croce e il cui corpo era stato posto nel sepolcro. Proviamo a immaginare il loro stato d’animo. Con Gesù i discepoli avevano condiviso un intenso cammino di vita, un cammino intessuto di fede e di amore. Sembrava che tutto fosse finito con la sua morte, che ogni speranza fosse stata delusa, che ogni esperienza fosse stata inutile, che ogni desiderio fosse stato vano. Ora, invece, tutto rinasce perché Gesù è risorto. Così è stato per i discepoli. E così sarà otto giorni dopo anche per Tommaso, che non era presente quella sera con gli altri apostoli. La sua incredulità lascerà il posto alla fede: “Mio Signore e mio Dio!”.
- Dettagli
Maria di Magdala “si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!»” (Gv 20,14-16).
Oggi è Pasqua, festa di risurrezione e di vita. La celebriamo nel segno della speranza, della vita che rinasce, ma anche nell’attesa di una pace che invochiamo con insistenza. Su tutti e tutto si erge la Pasqua di Cristo. Egli, nostra Pasqua, è principe della pace, ama la pace, dona la pace e chiede di accoglierla. Celebriamo la Pasqua però senza staccare gli occhi dalla Croce. La Pasqua di risurrezione non può fare a meno della Pasqua di passione. Ci dice che il male e la morte non sono l’ultima parola. Guardando a Gesù morto e risorto, dobbiamo imparare ad affermare che la morte non è più l’ultima parola sulla vita. Gesù è risorto, ha vinto la morte, ci ha donato la vita per amore. Cristo è gioia. La gioia della Pasqua consiste nel ripartire dal senso pieno della vita, che scaturisce dal mistero di Gesù morto e risorto e che ha nell’amore il suo fondamento e nella speranza la sua prospettiva. Con questa certezza, a tutti e a ciascuno, a cominciare dalle persone ammalate e sole, va il nostro augurio di una lieta e santa Pasqua di Risurrezione.
Mons. Angelo con i Sacerdoti, le Persone consacrate ed il Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale S. Eufemia
- Dettagli
“Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Gv 12,12b).
Meditiamo sulla preghiera di adorazione, “momento di grazia per prolungare la partecipazione alla celebrazione della Messa” (Mons. Delpini). “Ecco l’Agnello di Dio!” (Gv 1,36). Il cammino storico di Gesù e la Sua attività pubblica, iniziata con il Battesimo e con la testimonianza di Giovanni il Battista, volgono al termine. I passi verso Gerusalemme saranno gli ultimi prima della Passione; Maria di Betania compie un’unzione inconsueta: “prese trecento grammi di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli” (Gv 12,3). Il gesto simbolico di Maria, che ci proietta nel Sepolcro, esprime un amore senza misura nei confronti di Cristo, che non teme l’eccesso, pur realizzandosi in un’umile e profonda adorazione. “Ogni anima che voglia essere fedele, si unisce a Maria per ungere con prezioso profumo i piedi del Signore” (Sant’Agostino). Ma il gesto di Maria non è individuale e solitario, contagia, si apre e si diffonde intorno a lei “…e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,3). L’adorazione permette di incontrare il Signore in maniera personale, ma allarga anche il cuore conformandolo al Sacro Cuore di Gesù. “Ricevere l’Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo” ed è proprio nell’atto di adorazione che matura “un’accoglienza profonda e vera, […] la missione sociale che nell’Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto quelle che ci separano gli uni dagli altri” (Benedetto XVI). Facciamo tesoro del momento che segue la Santa Comunione, valorizziamo questo spazio di silenzio, intratteniamoci con Gesù “chinati sul Suo petto come il discepolo prediletto”, lasciamoci toccare “dall’amore infinito del Suo cuore. […] Come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo?” (Giovanni Paolo II). Affidiamoci all’intercessione della Santissima Vergine Maria “donna eucaristica”, colei che portando in grembo Gesù ha incarnato il più perfetto “atteggiamento eucaristico”, lodando il Padre “per Gesù, ma anche in Gesù e con Gesù” (Giovanni Paolo II).