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«Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre» (Mt 3,9).
Il nostro rapporto con Dio
Il nostro grande problema qual è? È quello del nostro rapporto con Dio. La nostra concezione della vita non può prescindere dal considerare questo rapporto, per negarlo, per discuterlo, per affermarlo. Non bastiamo a noi stessi per risolvere positivamente il grande problema del rapporto con Dio; e siamo perciò assimilati, sotto questo aspetto del bisogno d’essere salvati, per via della misericordia e dell’amore di Dio verso l’uomo, ad ogni altro essere umano ateo o indifferente che sia. Ma se vogliamo che il sole illumini la stanza della nostra anima dobbiamo aprirgli la finestra. Come si chiama evangelicamente e teologicamente questa finestra? Si chiama conversione, cioè quel cambiamento interiore ed esteriore che rende l’uomo suscettibile dell’intervento divino. Ancor prima di parlare di “conversione”, proviamo a parlare di “orientamento”; domandiamo a coloro che sono ancora alle soglie del mondo religioso, di dare al problema, un semplice sguardo, un semplice orientamento, della loro attenzione. È questo un atto umano e onesto, quello di rivolgere al problema di Dio una riflessione, orientarsi verso l’inestinguibile faro del Dio nascosto, del Dio vivente. (Dai discorsi di San Paolo VI per le udienze generali del 5 dicembre 1973 e del 14 dicembre 1977)

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«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26)
Iniziamo il tempo liturgico dell’Avvento, durante il quale ci lasceremo guidare da San Paolo VI, Papa dal 1963 al 1978, il Papa del Concilio Vaticano II. Egli, che da Arcivescovo di Milano (1954-1963) in due occasioni (per l’Ordinazione Episcopale di Mons. Aristide Pirovano e per la Visita Pastorale) celebrò la S. Messa in Chiesa prepositurale, ci propone idealmente alcuni testi che ogni settimana ci aiutino a percorrere l’itinerario verso il Natale del Signore.
Il destino dell’uomo nella prospettiva cristiana
Noi siamo nel periodo liturgico che precede la celebrazione del Natale, cioè della venuta del Salvatore nel mondo, della Incarnazione del Verbo di Dio, di Colui che avrà nome Gesù il Cristo, il Messia; siamo nel periodo chiamato Avvento, che significa aspettativa, riparazione, desiderio, speranza dell’arrivo nel mondo di Colui verso il quale, per secoli ed in mezzo alle più tormentate esperienze, si è tesa l’ansia della salvezza. Cristo è venuto, sì; ma questa sua venuta, piena e felice sotto certi aspetti sostanziali, non è definitiva, non è l’ultima. Gesù verrà alla fine di questo mondo «a giudicare i vivi ed i morti». Un avvento escatologico, la «parusia», è ancora nelle attese del tempo e delle nostre anime. L’avvento che stiamo celebrando diventa, a sua volta, profetico e preparatorio. A che cosa? al desiderio di Cristo, all’amore di Cristo, all’estimazione giusta e saggia di questa vita presente, che tanto vale quanto ci guida e ci prepara per quella eterna e futura. Da ricordare sempre. (Dal discorso di San Paolo VI per l’udienza generale del 4 dicembre 1974)

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“Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tobia 4,7)
Si celebra in questa ultima domenica dell’anno Liturgico la Giornata Diocesana della Caritas Ambrosiana, in concomitanza con la settima Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco. Il motto di questa Giornata dei Poveri è ripreso dal libro di Tobia che, come scrive il Papa nel suo messaggio, “ci aiuta a cogliere l’essenza della nostra testimonianza”.

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“Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci” (Mt 13,47).
Gesù vede in una grande rete l’immagine più adatta per comunicare che cos’è il regno di Dio. È quella realtà misteriosa che è la verità e la vita stessa di Dio, che vengono a noi offerte. E Gesù è venuto a portarlo sulla terra; è l'intervento del Signore nella storia e nella vita di ciascuno di noi. Questa realtà del regno di Dio ha anche un volto visibile e concreto, la Chiesa; è una realtà che su questa terra cresce nella fede, nella speranza, nella carità, in attesa di realizzarsi definitivamente nella vita futura. Se questo è il regno di Dio, comprendiamo come sia essenziale farvi parte. È infatti la realtà più importante della nostra vita, tanto che una persona che ne fa parte ha tutto, anche se non avesse nient’altro; mentre chi deliberatamente rimane al di fuori non ha niente, anche se fosse padrone di tutto. “Che giova all’uomo possedere il mondo intero, se poi perde la sua vita?”, ci ripete Gesù.

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GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE «Cuori ardenti, piedi in cammino» (cfr Lc 24,13-35) DAL MESSAGGIO DEL PAPA
“Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ho scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Quei due discepoli erano confusi e delusi, ma l’incontro con Cristo nella Parola e nel Pane spezzato accese in loro l’entusiasmo per rimettersi in cammino verso Gerusalemme e annunciare che il Signore era veramente risorto. Nel racconto evangelico, cogliamo la trasformazione dei discepoli da alcune immagini suggestive: cuori ardenti per le Scritture spiegate da Gesù, occhi aperti nel riconoscerlo e, come culmine, piedi in cammino. Meditando su questi tre aspetti, che delineano l’itinerario dei discepoli missionari, possiamo rinnovare il nostro zelo per l’evangelizzazione nel mondo odierno.