Mentre stava a tavola in casa di lui [Levi], anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,15-17).
Gesù, proprio perché si fa vicino ad ogni persona, si siede a tavola nella casa di Matteo, condividendo con lui, con i discepoli e con altri, tra i quali molti pubblicani e peccatori, un momento di amicizia. I farisei non rimangono zitti; hanno da ridire su questo fatto, domandando ai discepoli come mai il loro maestro mangia con simili persone. Perché Gesù agisce così? Perché Egli vuol far comprendere che cosa è venuto a compiere, qual è la sua missione: rivelare l’infinita misericordia di Dio, la sua clemenza, il suo amore, e far conoscere la sua predilezione per i più lontani e i più bisognosi di perdono. In concreto, per un cristiano oggi, ciò vuol dire accogliere: come Gesù dobbiamo cercare il dialogo e l’accoglienza verso tutti; dobbiamo anche evitare di giudicare le persone e di condannarle. Nasce così un rapporto personale. Alla fine Gesù ci inviterà alla “sua cena” dove ci darà se stesso, come cibo e bevanda di salvezza.