“Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire»” (Mt 22,1-3).
La parabola degli invitati alle nozze è immagine dell’invito che il Signore, allora come oggi, rivolge a tutti per entrare nel suo regno, cioè per partecipare del dono della salvezza. Ma, purtroppo, a volte gli invitati rifiutano. In questa parabola di Gesù possiamo leggere la storia della salvezza; è una salvezza che trova ostacoli nel giungere a tutti: non certo però per colpa di chi salva, ma di chi è destinatario della salvezza. La salvezza non è automatica, richiede attenzione, accoglienza, collaborazione e responsabilità. Questo invito insistente di Dio è per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. Nessuno può presentare scuse per non sentirsi interpellato. Anche se si è “poveri, storpi, ciechi, zoppi”, non si può dire: “Dio non mi chiama”. Dio invece non può non chiamare tutti, perché Egli ama tutti. La nostra stessa vita è segno del suo amore. Eppure, di fronte ad un amore così grande, così disinteressato e gratuito, l’umanità spesso oppone il suo rifiuto. Accogliamo dunque l’invito del re per partecipare alla festa di nozze: è l’invito ad avere parte alla gioia del regno di Dio.