«Il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi» (Mt 20, 13-16).
La parabola chiede di metterci nella prospettiva di Dio. La spiegazione del modo di agire del padrone sta nel suo voler essere “buono”. Ricordiamo quanto Gesù ha detto un giorno ad un giovane che lo aveva interrogato: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo” (Mc 10,18). Occorre perciò scrutare bene il cuore di Dio, che è buono, per capire meglio la sua misericordia. Perciò il comportamento di Dio, descritto dal comportamento del padrone nella parabola, non manifesta un atteggiamento arbitrario, ma è il gesto di chi è animato dalla bontà, di chi è generoso, di chi è pieno di sensibilità per gli altri.