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”Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Cristo?” (Gv 4,29)
È la meditazione sulla grande tela di Lavinia Fontana, “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”, collocata sopra la porta d’ingresso alla sagrestia della Chiesa prepositurale, a condurci anche in questa seconda Domenica di Quaresima, con la presentazione – di Francesca Longhi - della figura di una donna che sostiene Maria.
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“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4)
Nelle domeniche di Quaresima ci lasceremo condurre dalla meditazione sulla grande tela del 1595, collocata sopra la porta della sagrestia, opera di Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1614) “Crocifissione con San Francesco d’Assisi”, di proprietà della Pinacoteca di Brera di Milano, in deposito presso la nostra Chiesa prepositurale. In questa prima domenica viene presentata la figura di San Francesco d’Assisi, nel testo gentilmente preparato da Francesca Longhi.
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Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia” (Lc 19,5-6).
Zaccheo rappresenta l’uomo che si converte, che cambia l’orientamento della sua vita, che non lascia cadere nel vuoto l’occasione della sua vita. Ma non ci sarebbe Zaccheo, non ci sarebbe la conversione, se non ci fosse Gesù, se non ci fosse la sua misericordia. Dio è essenzialmente misericordia, e misericordia che si fa perdono. Dio vuole prima di tutto che le persone, nonostante le loro debolezze, le loro miserie e il loro peccato, vivano l’esperienza della sua misericordia. Il racconto dell’incontro di Gesù con Zaccheo vuole proprio dirci questo: Dio ama così tanto l’essere umano da chiamarlo alla vita, alla conversione, a stare con lui, a vivere di lui. In questo sta il segreto, il perché, la logica dell’incontro di Gesù con Zaccheo.
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“Il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì” (Mc 2,13-14).
Il Signore Gesù si avvicina ad ogni persona. Così è stato anche per Levi, Matteo. È stata sufficiente una parola sola (“Seguimi”) e Matteo è diventato un fedele discepolo del Maestro, Gesù. Matteo si è lasciato amare dal Signore; si è lasciato prendere e conquistare dal suo amore; si è lasciato trasformare, cambiare, convertire. Quando Gesù si propone, non si limita ad intervenire dall’esterno, ma si fa veramente vicino ad ogni persona. Si è fatto vicino a Matteo, è entrato nella sua vita. L’invito “Seguimi!” oggi è rivolto a tutti, anche a noi. Ogni persona ha una risposta personale da dare alla chiamata del Signore. Egli vede il nostro cuore, conosce i nostri pensieri e prova la nostra disponibilità umile e sincera a convertirci. Alla voce del Signore non si può resistere, perché sarebbe come dire no al dono più grande che c’è: l’amore di Dio. Sarebbe come dire di no ad un progetto più grande di noi, in cui siamo coinvolti e per il quale ci viene donata la forza per proseguire…
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Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!»” (Lc 17,12-13).
Gesù guarisce i dieci lebbrosi che, supplicandolo, si erano rivolti a lui. Ma solo uno di loro, un samaritano, ritorna sui suoi passi e va da Gesù per esprimergli la sua profonda gratitudine per la guarigione. Invece gli altri nove, che pure sono stati guariti, non riescono a rendersi conto che Dio si è fatto vicino a loro, nella parola e nella persona di Gesù. Il samaritano - uno straniero quindi, appartenente ad un popolo che non era ritenuto osservante della vera religione - fa la scelta di tornare indietro; tornare indietro vuol dire cambiare direzione. In questo cambiamento è indicata la conversione, il ritorno a Dio. Egli torna da Gesù per manifestargli che ora la sua vita è cambiata, è tutta per lui; egli si fida di lui, si affida a lui, ha fede in lui e perciò si getta “ai suoi piedi, per ringraziarlo”. Gesù gli dice: “La tua fede ti ha salvato!”. Il dono della fede, concesso a tutti, giunge al compimento solo là dove scatta una consapevolezza, là dove si riconosce il valore del dono.