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"Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio” (Mt 22,1)
Il Vangelo, con la parabola degli invitati a nozze, ci presenta una festa di matrimonio. La grande convocazione del re al banchetto per le nozze del figlio è l’immagine del regno di Dio. È Dio, paragonato ad un re, che chiama. Il re si avvale dei suoi servi per far giungere l’invito. Non basta però la convocazione; ci vuole anche la risposta positiva. Di fronte a questo invito rivolto a tanti e in momenti diversi, si profila subito la libertà di quelli che ricevono tale invito. Ci sono quelli che dicono di no per indifferenza; ci sono quelli che accampano tutta una serie di scuse, accompagnandole addirittura con la ribellione e la violenza. Il rifiuto da parte degli invitati, anche secondo la logica umana ed il buon senso, è incomprensibile, assurdo. Eppure così capita, perché prevale l’egoismo. Tuttavia anche a fronte di questi rifiuti rimane comunque la volontà del re. Dio non si ferma; vuole la salvezza dell’umanità.
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“Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,8b-9).
L’affermazione di Gesù non è solo per il suo tempo, ma è anche per l’oggi, perché la parola di Gesù è per tutti e per sempre. Dobbiamo perciò annunciare il Vangelo dell’amore tra uomo e donna secondo il cuore di Dio, che Gesù ci ha insegnato, cioè amare fino al dono di sé all’altro, per sempre. Purtroppo il mondo di oggi sembra non capire questo aspetto, l’indissolubilità dell’amore tra marito e moglie. Ciononostante la Chiesa, ed in essa ogni cristiano, non deve aver paura di dire che il modo di amare che Gesù ha insegnato, all’interno della coppia e della coppia cristiana, non è solo un’indicazione morale. È molto di più. È dire che la coppia e la famiglia cristiana trovano significato, realizzano la chiamata di Dio, la loro vocazione, solo accogliendo la verità dell’amore cristiano, una verità che non ha niente di simile. Dio, che è Amore, si manifesta nell’amore dei coniugi.
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Solennità del ss. Corpo e Sangue di Cristo
Gesù, “mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti»” (Mc 14,22-24).
Il Vangelo di Marco ci conduce al momento dell’ultima cena, quel momento in cui Gesù “recita la benedizione” sul pane e sul vino, che sono così trasformati nel suo corpo e nel suo sangue. Proviamo ad immaginare quale dovette essere la meraviglia degli apostoli: Gesù si fa cibo e bevanda per la salvezza dell’umanità. Tutto questo si ripete ogni volta che celebriamo la Santa Messa, ogni volta che il sacerdote ripete le parole di Gesù sul pane e sul vino. L’altare è una mensa, come quella dell’ultima cena. Ricevendo il Corpo e il Sangue di Cristo riceviamo veramente la sua stessa vita. Come il cibo che ogni giorno mangiamo diventa vita per noi, tant’è che se provassimo a farne meno morremmo, così è il cibo spirituale dell’Eucaristia per la vita dello spirito. Gesù è la nostra vita; senza questo cibo la nostra vita viene meno.
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Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio” (Gv 15,26-27).
“L’enciclica Laudato Si’ ci ricorda che la radice ultima della relazione positiva tra tutte le creature («tutto è collegato») è la Santissima Trinità (Laudato Si’ 238-240): Dio stesso è relazione! Celebrando quest’anno la solennità della Santissima Trinità in cui ricordiamo la verità di Dio rivelata dal Figlio, chiediamo al Signore che ci renda capaci di tornare a vedere «il riflesso della Trinità […] nella natura» (Laudato Si’ 239), come del resto ci insegnano i santi. Il dono dello Spirito di Gesù fruttifica in molti modi nella vita della Chiesa e di ogni persona che lo accoglie con la docile gratitudine della fede”.
(Mons. Mario Delpini, Lettera per il tempo dopo Pentecoste. Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra. Il mistero della Pentecoste, p. 12)
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