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La speranza è dono di Gesù risorto. Lo hanno capito Maria di Magdala, gli apostoli, i discepoli di Emmaus. Gesù risorto è la nostra speranza, è la speranza della Chiesa, è la speranza del mondo; anche del mondo di oggi, che ha sperimentato tanti fallimenti, sotto gli occhi di tutti; eppure quasi non li vogliamo guardare, perché inquietano, danno fastidio; sì, sappiamo di doverci risollevare, ma spesso non troviamo la via per farlo, perché questa via non la cerchiamo là dove si può trovare, cioè in Gesù Cristo, che è via, verità e vita. È solo la fede che ci fa guardare a Lui. Ecco perché la Pasqua, mistero centrale della fede, costituisce per il mondo di oggi l’unica vera forza di sopravvivenza e di rilancio spirituale, morale e sociale. Sapere che si può risorgere e avere la forza di risorgere realmente: questo dobbiamo dire al mondo, all’umanità di oggi, per riportarla sulla strada della speranza e salvarla dall’egoismo, che è distruzione e morte. Spetta a noi allora far sì che questa speranza, che è il messaggio della Pasqua del Signore, sia donata a tutti e accolta da tutti. L’augurio che rivolgiamo a tutta la Comunità, e in modo speciale a chi è ammalato, anziano e solo, è che il mistero della Pasqua ci conduca a vivere la vita nuova di Cristo risorto e ad essere segni di speranza per il mondo. È questo il nostro augurio pasquale per ciascuno di voi.
Mons. Angelo con i Sacerdoti ed il Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale

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“Esulta grandemente… Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina… Annuncerà la pace alle nazioni” (Zc 9,9-10)
Chi è questo re? Se lo chiedeva la gente del tempo del profeta Zaccaria, cinque secoli prima di Cristo. Non era facile rispondere a questa domanda. Non so se noi saremmo in grado di rispondere esattamente, distratti come siamo da tante cose vuote, inutili, superficiali. Chi è questo re? Se lo chiede pure la gente che vede giungere Gesù a Gerusalemme, uscendogli incontro con rami di palme e gridandogli per la gioia: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”. Le parole del profeta Zaccaria sono profezia di ciò che Gesù compie, e che ricordiamo in questa domenica che ci introduce alla Settimana Santa, la Settimana della Pasqua.

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“Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui” (Gv 11,45).
La risurrezione di Lazzaro è un segno, un avvenimento carico di significato, che rivela qualcosa di importante. Al centro di questa rivelazione non c’è Lazzaro, come magari ci si aspetterebbe, ma c’è Gesù. Egli appare anzitutto come colui che chiama alla fede. È la fede che Gesù provoca, dona, esige; la fede che è necessaria per comprendere le opere di Dio, la sua gloria. È la fede in Gesù Salvatore; è la fede che passa per il Sacramento del Battesimo, che ci rende partecipi della vita di Gesù. Gesù infatti ci appare non solo come colui che chiama alla fede, ma anche come colui che dona la vita. Gesù con la sua morte diventa la vita del mondo. La risurrezione di Lazzaro è simbolo di questa realtà. Il donare la vita a Lazzaro è il segno del suo amore. E il culmine di questo amore è nella Pasqua, dove Gesù dà la vita per noi.

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"Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio»” (Gv 9, 1-3).
Lo sguardo di Gesù giunge al cuore delle persone; si intreccia con i nostri desideri e le necessità più profonde. È uno sguardo libero da pregiudizi, uno sguardo che consola e salva. Non importa in quale condizione ci si trovi. Non importa se siamo o no capaci di fare una domanda nei suoi confronti o di manifestare un sentimento per Lui. Infatti, nel caso del cieco, non c’è una parola, un lamento, un’invocazione che lo conduca a Gesù. E invece Gesù passando lo vede, decidendo così di riportarlo alla luce della salvezza: “finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Gesù manifesta il desiderio di Dio di venirci incontro, donandoci misericordia e consolazione. Il segreto di Dio sta proprio nel suo amore, che ci previene.

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“Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»”. (Gv 8,31-32).
La verità vi farà liberi: per comprendere bene quest’affermazione di Gesù, ci possiamo aiutare pensando agli opposti di verità e libertà. L’opposto della verità è la menzogna. L’opposto della libertà è la schiavitù. Chi è libero e chi è schiavo? È libero chi si riferisce alla verità, chi segue la verità, vive nella verità; è schiavo chi invece è posseduto dalla menzogna. Può essere che anche noi, come i giudei, non ci sentiamo schiavi di nessuno e siamo certi della nostra libertà. Ma per essere liberi, non basta un’appartenenza, essere discendenza di Abramo, figli di Abramo. Non basta per noi aver ricevuto il Sacramento del Battesimo; occorre invece essere e vivere da figli di Dio. E lo si è per la grazia e con la fede.