- Dettagli
Dedicazione del Duomo di Milano
Si deve a San Carlo Borromeo la festa della Dedicazione del Duomo di Milano ogni anno alla terza domenica di ottobre. Il Santo Arcivescovo dedicò al culto il Duomo il 20 ottobre 1577, terza domenica del mese; da quell’anno in poi, la terza domenica di ottobre fu riservata alla celebrazione della Dedicazione della Chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani. La festa non è solo occasione per ricordare un edificio, bello fin che si vuole, ma pur sempre un edificio, sia pure ricco di storia, di arte; la festa è motivo per celebrare ciò che l’edificio materiale rappresenta, cioè l’edificio spirituale, la Chiesa ambrosiana raccolta attorno al suo Arcivescovo. Occorre perciò ravvivare in noi il senso dell’appartenenza alla Comunità diocesana, per sentirci ed essere sempre più fratelli e sorelle nel Signore, che insieme condividono un cammino di fede e di amore.
- Dettagli
"Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno” (Mt 13,23). Il seme è gettato dappertutto, ma cresce e produce frutto solo nel terreno buono. Così la Parola di Dio. Noi siamo il terreno buono? Non è sufficiente ascoltare; occorre mettere in pratica la Parola. È necessario che quanto il Signore ci insegna diventi vita. Solo così produciamo frutto, cioè facciamo in modo che la Parola di Dio sia efficace in noi.
- Dettagli
«La “domenica dell’ulivo” intende incoraggiare la benedizione e la distribuzione dell’ulivo come messaggio augurale. La benedizione dell’ulivo deve essere occasione per un annuncio di pace, di ripresa fiduciosa, di augurio che può raggiungere tutte le case» (Mons. Mario Delpini).
- Dettagli
Domenica 27 settembre 2020 è la data in cui l’Arcivescovo Mario ci chiede di puntare molto sulla Festa di apertura degli oratori: diamo la possibilità a tutti di stare allegri, rispettando le norme e le indicazioni.
Mettiamo la messa al centro della festa di apertura degli oratori. La celebrazione all’aperto in oratorio sembra la soluzione più percorribile. L’obiettivo principale dell’anno oratoriano consiste nel proporre ai ragazzi l’esperienza dell’incontro con il Signore Risorto. Per questo sarà importante affrontare la questione della partecipazione dei ragazzi alla messa domenicale.
Dare spazio e voce alle famiglie da un lato e ai giovani dall’altro può essere la strada per condividere un nuovo modo di fare oratorio in questo tempo tutto nuovo che ci aspetta. Per questo abbiamo cercato di favorire un momento conviviale di pranzo insieme, per vivere anche nell’informalità quella condivisione del cuore che Gesù ci spinge a domandare.
Proponiamo di pensare ad un percorso di giochi a stand per accogliere i ragazzi in oratorio a gruppi. Sarà fondamentale che con i gruppi ci siano gli animatori più grandi qualche maggiorenne di riferimento. Un percorso a stand che potremmo collocare nei diversi spazi dell’oratorio: giochi “in sicurezza”, prove di attività espressive, giochi sportivi...
La Festa di apertura degli oratori è il momento simbolico ma anche fattivo in cui riprendere le attività ordinarie. Si può tornare dunque a frequentare liberamente gli oratori, attenendosi alle indicazioni che vengono date. È un giorno che abbiamo aspettato tanto. Le condizioni per l’apertura stabile degli oratori sono quelle che conosciamo: distanziamento; mascherina; igienizzazione.
L’oratorio continuerà ad essere aperto a tutti, anche ai ragazzi che non frequentano il catechismo in parrocchia o un percorso di fede. Le stesse indicazioni valgono per i bar interni all’oratorio. Dalle prossime settimane, dopo aver compreso bene come mettere in atto tutte le normative, anche la Casa della Gioventù tornerà ad essere un luogo abitato da gente gioiosa e innamorata di Gesù!
Don Claudio
- Dettagli
Dalla Lettera dell’Arcivescovo Mons. Mario Delpini per l’inizio dell’anno pastorale:
«Le attività della comunità cristiana, come la scuola e la vita sociale, riprendono dopo la pausa estiva di questo anno così tribolato, strano, frustrante. In questa ripresa è più che mai necessario “metterci l’anima” per diventare saggi, perché l’organizzazione delle iniziative e la predisposizione del calendario non possono essere il ripetersi per inerzia di quello che “si è sempre fatto”. Cerchiamo una sapienza che orienti le scelte, gli stili, le cose. La ricerca della sapienza necessaria per vivere bene, per trovarci a nostro agio nella storia è un’arte da imparare di nuovo […].
I primi adempimenti del nuovo anno pastorale potranno quindi essere passi verso la sapienza per interpretare il tempo che abbiamo vissuto e quello che stiamo vivendo, per invocare il dono dello Spirito che continui a custodire in noi i sentimenti che furono in Cristo Gesù e il pensiero di Cristo, per compiere esercizi di discernimento comunitario […].
Questo inizio avrà i tratti di una “ripresa”, forse particolarmente faticosa e complicata […]. C’è una grazia speciale in ogni inizio. Chi si mette all’opera è attratto da una meta da raggiungere, da un risultato desiderabile, dall’intenzione di vivere il tempo come amico del bene […]. Come inizieremo quest’anno? Dopo il trauma subito, dopo le molte previsioni e le molte smentite, sotto molti condizionamenti e forse inestirpabili paure, come comincerà quest’anno? La sapienza cristiana legge in ogni inizio un’occasione, una grazia, una novità. Tanto più in questo 2020: molte delle solite cose sono da re-inventare […]. C’è in tutti noi un desiderio di ripensamenti coraggiosi sulla pratica pastorale, sugli atti essenziali che la caratterizzano e su tutto quanto si è accumulato con il tempo. Come dire la buona notizia del Vangelo con l’annuncio della Parola, con la celebrazione dei sacramenti, con l’esercizio delle responsabilità educative, con la pratica della carità e le forme della solidarietà, con la testimonianza negli ambienti del vivere quotidiano, con la promozione di iniziative di aggregazione e di animazione» (pp. 69.71-72.78-79).