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"Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno” (Mt 13,23). Il seme è gettato dappertutto, ma cresce e produce frutto solo nel terreno buono. Così la Parola di Dio. Noi siamo il terreno buono? Non è sufficiente ascoltare; occorre mettere in pratica la Parola. È necessario che quanto il Signore ci insegna diventi vita. Solo così produciamo frutto, cioè facciamo in modo che la Parola di Dio sia efficace in noi.
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«La “domenica dell’ulivo” intende incoraggiare la benedizione e la distribuzione dell’ulivo come messaggio augurale. La benedizione dell’ulivo deve essere occasione per un annuncio di pace, di ripresa fiduciosa, di augurio che può raggiungere tutte le case» (Mons. Mario Delpini).
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Domenica 27 settembre 2020 è la data in cui l’Arcivescovo Mario ci chiede di puntare molto sulla Festa di apertura degli oratori: diamo la possibilità a tutti di stare allegri, rispettando le norme e le indicazioni.
Mettiamo la messa al centro della festa di apertura degli oratori. La celebrazione all’aperto in oratorio sembra la soluzione più percorribile. L’obiettivo principale dell’anno oratoriano consiste nel proporre ai ragazzi l’esperienza dell’incontro con il Signore Risorto. Per questo sarà importante affrontare la questione della partecipazione dei ragazzi alla messa domenicale.
Dare spazio e voce alle famiglie da un lato e ai giovani dall’altro può essere la strada per condividere un nuovo modo di fare oratorio in questo tempo tutto nuovo che ci aspetta. Per questo abbiamo cercato di favorire un momento conviviale di pranzo insieme, per vivere anche nell’informalità quella condivisione del cuore che Gesù ci spinge a domandare.
Proponiamo di pensare ad un percorso di giochi a stand per accogliere i ragazzi in oratorio a gruppi. Sarà fondamentale che con i gruppi ci siano gli animatori più grandi qualche maggiorenne di riferimento. Un percorso a stand che potremmo collocare nei diversi spazi dell’oratorio: giochi “in sicurezza”, prove di attività espressive, giochi sportivi...
La Festa di apertura degli oratori è il momento simbolico ma anche fattivo in cui riprendere le attività ordinarie. Si può tornare dunque a frequentare liberamente gli oratori, attenendosi alle indicazioni che vengono date. È un giorno che abbiamo aspettato tanto. Le condizioni per l’apertura stabile degli oratori sono quelle che conosciamo: distanziamento; mascherina; igienizzazione.
L’oratorio continuerà ad essere aperto a tutti, anche ai ragazzi che non frequentano il catechismo in parrocchia o un percorso di fede. Le stesse indicazioni valgono per i bar interni all’oratorio. Dalle prossime settimane, dopo aver compreso bene come mettere in atto tutte le normative, anche la Casa della Gioventù tornerà ad essere un luogo abitato da gente gioiosa e innamorata di Gesù!
Don Claudio
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Dalla Lettera dell’Arcivescovo Mons. Mario Delpini per l’inizio dell’anno pastorale:
«Le attività della comunità cristiana, come la scuola e la vita sociale, riprendono dopo la pausa estiva di questo anno così tribolato, strano, frustrante. In questa ripresa è più che mai necessario “metterci l’anima” per diventare saggi, perché l’organizzazione delle iniziative e la predisposizione del calendario non possono essere il ripetersi per inerzia di quello che “si è sempre fatto”. Cerchiamo una sapienza che orienti le scelte, gli stili, le cose. La ricerca della sapienza necessaria per vivere bene, per trovarci a nostro agio nella storia è un’arte da imparare di nuovo […].
I primi adempimenti del nuovo anno pastorale potranno quindi essere passi verso la sapienza per interpretare il tempo che abbiamo vissuto e quello che stiamo vivendo, per invocare il dono dello Spirito che continui a custodire in noi i sentimenti che furono in Cristo Gesù e il pensiero di Cristo, per compiere esercizi di discernimento comunitario […].
Questo inizio avrà i tratti di una “ripresa”, forse particolarmente faticosa e complicata […]. C’è una grazia speciale in ogni inizio. Chi si mette all’opera è attratto da una meta da raggiungere, da un risultato desiderabile, dall’intenzione di vivere il tempo come amico del bene […]. Come inizieremo quest’anno? Dopo il trauma subito, dopo le molte previsioni e le molte smentite, sotto molti condizionamenti e forse inestirpabili paure, come comincerà quest’anno? La sapienza cristiana legge in ogni inizio un’occasione, una grazia, una novità. Tanto più in questo 2020: molte delle solite cose sono da re-inventare […]. C’è in tutti noi un desiderio di ripensamenti coraggiosi sulla pratica pastorale, sugli atti essenziali che la caratterizzano e su tutto quanto si è accumulato con il tempo. Come dire la buona notizia del Vangelo con l’annuncio della Parola, con la celebrazione dei sacramenti, con l’esercizio delle responsabilità educative, con la pratica della carità e le forme della solidarietà, con la testimonianza negli ambienti del vivere quotidiano, con la promozione di iniziative di aggregazione e di animazione» (pp. 69.71-72.78-79).
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La festa di Sant’Eufemia quest’anno riveste un triplice significato.
Anzitutto è l’occasione gioiosa per dare il nostro più caloroso e fraterno benvenuto a Don Claudio, che abbiamo avuto modo di accostare e apprezzare nelle prime settimane della sua presenza tra noi. Gli vogliamo dire, insieme alla nostra gratitudine, la nostra vicinanza, soprattutto con la preghiera e l’offerta della nostra collaborazione. Un cristiano è adulto se è vicino ai suoi sacerdoti, accompagnandoli nel loro ministero. La destinazione di un sacerdote, Don Claudio appunto, alla nostra Comunità Pastorale da parte dell’Arcivescovo non può essere un alibi per tirarsi indietro. La collaborazione con la Casa della Gioventù, che con generosità alcuni hanno offerto nei mesi scorsi, non solo deve continuare, ma deve divenire più convinta e costante.
Don Claudio è stato inviato tra noi anche con l’incarico della pastorale giovanile dell’intera Città di Erba. È il segno dell’importanza che la Chiesa attribuisce ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani. Nella nostra Città, che purtroppo soffre di un importante calo della natalità, non mancano adolescenti e giovani che hanno perso ogni riferimento alla vita cristiana, vuoi per la difficoltà della Comunità a “parlare” loro, vuoi per “l’assenza educativa” delle famiglie. Nelle serate dei mesi estivi, fino a notte inoltrata, piazza Prepositurale è stata testimone di presenze – tanti adolescenti e giovani provenienti anche da vicini paesi – che qualche domanda pongono alla Comunità ecclesiale e alla Comunità civile.
La nostra Comunità Pastorale è giunta a compiere il tredicesimo anno di vita. È innegabile come si sia fatta un bel tratto di strada, giungendo a vivere esperienze di comunione e di condivisione nella fede e nell’amore. Tuttavia è anche evidente che, per essere autentica Comunità dei discepoli del Signore, tanta strada rimane ancora da fare, vincendo inerzie e resistenze, anche in chi forse – il mio non è un giudizio sulle persone – dovrebbe essere più convinto non solo che da questa scelta pastorale non si torna indietro, ma anche e soprattutto che il volto di Chiesa che dobbiamo vivere e mostrare è quello narrato negli Atti degli Apostoli: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola” (4,32). Il “mio” e il “tuo” devono fare spazio al “nostro”; non vuol dire che il “mio” e il “tuo” debbano sparire, ma devono dare forza ed alimento al “nostro” e al “noi”, che esprime il cammino di una vera Comunità.
Mons. Angelo Pirovano