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La fede ci dice che quel Bambino che noi contempliamo nel Mistero del suo Natale è il Figlio di Dio, è il Salvatore del mondo. La fede ci insegna che Gesù è la speranza che non delude, è il significato vero per ogni momento di vita, è la forza spirituale della nostra esistenza. In tutto questo c’è da stupirsi. È lo stupore il sentimento umano del Natale cristiano. Nello stupore c’è grandezza d’animo e sensibilità profonda. Di stupore abbiamo bisogno per sentirci piccoli ed autentici di fronte alla grandezza e alla bellezza di questo Mistero. Il Natale è Mistero che suscita stupore e sa aprire il cuore alla novità di Dio che si fa uomo e viene ad abitare nel nostro tempo. Questo stupore non può rimanere qualcosa di superficiale o di sterile, fermandosi magari all’esperienza, sia pure bella, di alcuni buoni sentimenti, che vengono descritti nell’atmosfera natalizia. Lo stupore domanda invece una risposta concreta e chiede in noi un cambiamento di vita. Lo stupore davanti al presepio esige la conversione della vita. Anche a noi viene chiesto di dare gloria a Dio con la nostra vita; dar gloria a Dio con una vita rinnovata. Gesù è luce, dona gioia e conduce a libertà. È questo il messaggio del Natale. Come stride il contrasto tra il Natale di Gesù, la sua semplicità e la sua povertà, e lo spreco del Natale che celebriamo; tra la via del silenzio e del nascondimento scelta da Gesù per venire in mezzo a noi e il chiasso delle nostre città! Lasciamoci illuminare da Gesù, accogliamo la sua gioia, lasciamoci condurre sulla via della libertà dal male. Egli è amore che si dona. E chiede a noi di essere come Lui. È questo l’augurio che si fa preghiera per tutti e per ciascuno, a cominciare da chi soffre nel corpo o nello spirito, da chi è solo o emarginato, da chi vive il proprio cammino di vita senza ideali o lontano da una ricerca di senso. Per tutti è nato Gesù.
Mons. Angelo, con i Sacerdoti, i Consacrati e le Consacrate, il Consiglio Pastorale, il Consiglio per gli Affari Economici e il Consiglio dell’Oratorio

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«QUALE CIELO FU L’UMILE TETTO DI NAZARETH»: l’Incarnazione
In questa ultima settimana che ci separa dal Natale vogliamo vivere questi giorni con lo stesso animo di Maria e Giuseppe nei giorni di attesa della nascita di Gesù, così da cogliere pienamente il grande dono dell'Incarnazione. San Charles de Foucauld sottolinea che, come San Giuseppe, noi abbiamo Nostro Signore vicino a noi, nel tabernacolo; e come la Santa Vergine, Lo abbiamo in noi, corporalmente nel momento della comunione sacramentale, spiritualmente per mezzo della comunione spirituale. Viviamo quindi ogni giorno la grandezza del dono dell’Incarnazione di Gesù ricercando un momento di silenzio da donargli, per stare con Lui, senza inutili parole, lasciandoci invadere dalla felicità che la contemplazione di Gesù ci può donare. Come Maria e Giuseppe affidiamoci totalmente a Dio per essere partecipi del Suo piano di salvezza e portare un piccolo frammento di Cielo nella nostra comunità e nel mondo intero.

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«DIO ABITA IN MEZZO A NOI»: per amore!
In questa quinta domenica d’Avvento san Charles de Foucauld ci aiuta a riflettere attorno al Mistero dell’Incarnazione come vittoria della Luce sulle tenebre. Siamo aiutati dalle sue parole a comprendere come proprio la vicinanza di Dio ci aiuta a non credere che il nostro sguardo sia sufficiente come metro di comprensione del mondo attorno a noi. È necessario che esso venga illuminato, attraverso la grazia dello Spirito Santo che ci è donato. Proprio cercando la Presenza di Dio in mezzo a noi (nella sua Parola e nell’Eucaristia) possiamo imparare da Lui a desiderare il Bene. Così comprenderemo anche la distanza tra come “l’anima pura” e “l’anima peccatrice”, e cercheremo di vivere ogni gesto come Lui vuole.

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«MIO DIO, COME SEI BUONO! PERCHÉ SEI NATO?»: per amore!
In questa quarta domenica la domanda che ci accompagna in questo cammino d'Avvento trova la sua risposta. Perché Dio è nato? Per amore. San Charles de Foucauld ci aiuta a comprendere come questo gesto incarna la natura di Dio. Per salvarci e santificarci il Signore poteva agire in tanti modi, e venire nel mondo non era l'unica strada per attirare a Sé tutti; ma sceglie di nascere perché questo è un mezzo pieno di amore infinito e questa è la sua natura. Dio agisce sempre per amore e vuole che noi impariamo da Lui. Guardiamo quel piccolo bambino che, già appena nato, nella mangiatoia, ci tende le braccia e per tutta la sua vita compie ogni suo atto solo per amore. Fermiamoci davanti a questo Dio e chiediamogli di saperLo imitare e di agire in tutto, come Lui, per amore. Vivere il Natale ci chiede di rendere ancora presente sulla terra quell’amore infinito che è l’essenza di Gesù.

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SAN GIOVANNI BATTISTA, UN ESEMPIO DA IMITARE: scrutiamo le Scritture
In questa terza settimana di Avvento la vita di Giovanni Battista diventa per noi un esempio che ci interroga, ci mette in discussione e ci chiede di imitarlo. Colui che già prima di nascere rende testimonianza a Gesù, ci invita a fare un passo avanti nel nostro cammino di fede, così come ha fatto con i suoi discepoli: riconoscere la grandezza di Dio che si fa Messia per noi, per portarci tutti a salvezza, e allo stesso tempo la nostra piccolezza che senza di Lui non può fare nulla. Come sottolinea San Charles de Foucauld, per diventare veri discepoli di Gesù dobbiamo incarnare alcune caratteristiche essenziali di Giovanni Battista: la fermezza, la costanza, la forza, il coraggio, la povertà, la penitenza, l’abiezione e la morte al mondo. Per fare questo, in questa settimana impegniamoci a leggere, meditare, conoscere ed approfondire le Scritture, così da saper ritrovare nella nostra vita e nella storia i segni del passaggio di Gesù accanto a noi. Diventeremo anche noi messaggeri della venuta di Cristo?