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FESTA DI SANT’EUFEMIA - PATRONA DELLA COMUNITÀ PASTORALE
S. Eufemia è la giovane martire di Calcedonia (nell’attuale Turchia, sulla sponda del Bosforo, sull’altra sponda rispetto ad Istanbul), nella cui basilica si svolse nel 451-452 il Concilio di Calcedonia. Eufemia subì il martirio il 16 settembre del 303. Il Concilio di Calcedonia favorì la diffusione del suo culto anche in Occidente; sorsero perciò diverse chiese a lei dedicate, come la nostra chiesa di Incino, sul finire del secolo V, e quella di Oggiono. Asterio, vescovo di Amasea tra il 380 ed il 410, parla dell'esistenza di un culto a S. Eufemia. Il vescovo poi informa indirettamente su come avvenne il martirio della santa, raffigurato in alcuni affreschi di una chiesa. In uno di essi è rappresentato il processo; in un altro la tortura; in un altro ancora Eufemia gettata in prigione e assorta in preghiera; infine l’ultima scena la ritrae nell’atto del martirio sul rogo, con le braccia alzate al cielo.
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FESTA PATRONALE DI SANTA MARIA NASCENTE
La festa patronale di S. Maria Nascente segna la ripresa del cammino pastorale della nostra comunità. Maria, la Madre di Gesù e di noi tutti, ci indica la strada da percorrere per seguire il Signore, una strada che è adesione al progetto di amore di Dio, con il quale siamo accompagnati fin dal primo istante del nostro esistere. La via di Maria, in totale adesione al volere di Dio, diventa la nostra via, da percorrere con fede e con gioia, seguendo il Vangelo e imitando l’esempio di Lei che, accanto a Gesù, ci rappresenta tutti. La festa patronale ci pone dunque nella prospettiva di un cammino, personale e comunitario, in cui l’esempio della Vergine Maria è determinante per fare della nostra vita un servizio di amore. È lo stesso servizio che i sacerdoti, che hanno svolto o svolgono il ministero tra noi, non cessano di offrire. Quest’anno, per la festa patronale, è con noi a celebrare l’Eucaristia Don Giovanni Afker, che è stato nostro Prevosto dal 2007 al 2016 e ricorda 60 anni di ordinazione sacerdotale. La festa patronale sarà perciò l’occasione per ringraziare insieme con lui il Signore per il dono di 60 anni di ministero pastorale. Con lui avrebbe dovuto concelebrare anche Mons. Silvano Motta, giunto anch’egli a 60 anni di sacerdozio. Il Signore lo ha chiamato a celebrare in Cielo; lo sentiremo presente con noi nell’Eucaristia e con la preghiera. La festa si concluderà alla sera con la Processione mariana, un rito che non è un retaggio del passato, ma una presa di coscienza che la fede non è qualcosa di intimistico. Le parole di Gesù sono chiare: “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce” (Lc 8,16). Il giorno seguente, come segno che la comunità è comunione anche con coloro che già vivono in pienezza l’incontro con il Signore, celebreremo la S. Messa al Cimitero Maggiore per i defunti della Parrocchia. Mons. Angelo
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LA PARROCCHIA S. MARIA NASCENTE CON LA COMUNITÀ PASTORALE S. EUFEMIA ACCOMPAGNA ALL’INCONTRO CON IL SIGNORE RISORTO IL NOSTRO CARISSIMO
MONS. SILVANO MOTTA
CHE DAL 2012 HA ESERCITATO CON ZELO E GENEROSITÀ IL MINISTERO TRA NOI, DISTINGUENDOSI IN MODO PARTICOLARE NELL’AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E NELLA VISITA AGLI AMMALATI
La morte è avvenuta venerdì 30 agosto 2024, giorno in cui la liturgia ambrosiana celebra la memoria di un santo Arcivescovo di Milano, il Beato Card. Alfredo Ildefonso Schuster, morto il 30 agosto 1954. Non è una circostanza casuale, perché Mons. Silvano è stato segretario di un Arcivescovo di Milano, il Card. Giovanni Colombo, che il 1° maggio 1978 consacrò la nostra Chiesa prepositurale. Mons. Silvano ricordava di essere stato presente alla consacrazione. La morte è giunta improvvisa, sia pure in un quadro generale di salute che negli ultimi tempi era andato peggiorando. Il 20 luglio scorso era caduto in camera e si era fratturato l’omero sinistro. Era stato ricoverato un giorno all’Ospedale di Erba per l’applicazione di un tutore rigido. Ma il ritorno dall’Ospedale era coinciso con la sua difficoltà a camminare, motivo per cui era stato necessario ricorrere ad una carrozzina. Tolto il tutore il 22 agosto scorso, giovedì 29 – accompagnato dalla fedele Maria Assunta, che ringraziamo per essersi prodigata instancabilmente per lui – era stato ancora in Ospedale per la visita da un fisiatra, con lo scopo di attivare una terapia di riabilitazione casalinga. Venerdì 30 agosto, ricevuta come ogni giorno l’Eucaristia, dopo le ore 10:00 una persona generosa, che tutte le mattine andava da lui per aiutarlo nella pulizia personale e alla quale va la nostra sincera gratitudine, lo stava sostenendo nel breve tratto di cammino dalla sua abitazione fino alla chiesa. Nell’atrio nuovo della chiesa Mons. Silvano si è accasciato per un improvviso malore. Chiamato immediatamente, sono accorso subito. Poiché Mons. Silvano non rispondeva alle chiamate, si è percepita subito la gravità della situazione. Gli ho amministrato subito il Sacramento dell’Unzione degli infermi. Il personale dell’ambulanza subito chiamata ha fatto diversi tentativi di rianimazione senza ottenere alcun risultato. La morte è avvenuta per arresto cardiaco. Mons. Silvano ha tanto fatto del bene alla nostra comunità. E non solo alla nostra comunità, ma anche ad altre comunità e realtà della nostra Diocesi. Nato a Brivio (LC) il 9 ottobre 1935, Mons. Silvano era entrato nel Seminario diocesano dopo aver svolto un periodo di lavoro. Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 27 giugno 1964 dall’Arcivescovo Giovanni Colombo, era stato destinato, a motivo della sua preparazione, come economo del Seminario arcivescovile di Seveso, di cui nel 1971 era divenuto Rettore. Cinque anni dopo il Card. Giovanni Colombo lo aveva voluto come suo segretario particolare. Nel 1980, con la fine dell’incarico del Card. Colombo, Mons. Silvano era stato nominato Parroco di Valmadrera. Nel 1995 era stato trasferito a Seregno come Prevosto della Città, divenendo anche Decano l’anno seguente. Nel 2012, per raggiunti limiti di età, aveva lasciato la Comunità Pastorale di Seregno, per giungere tra noi come aiuto pastorale della Parrocchia S. Maria Nascente e come collaboratore per il clero anziano e ammalato della nostra Zona Pastorale III di Lecco, incarico che aveva lasciato alcuni anni fa per l’età avanzata. Mons. Angelo
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“Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11, 29).
Gesù ci chiama a sé, non solo per farci conoscere chi è Lui, ma anche per poter imparare da Lui: la mitezza e l’umiltà. Può sembrare che Gesù sia uno che non sa farsi valere; viene infatti per sconfiggere il male, ma sembra avere una voce così debole che il male può soffocarla; viene per combattere l’ingiustizia, ma sembra che questa prevalga. La mitezza però non è arrendevolezza, tant’è che Gesù giunge a scacciare i venditori dal tempio. La mitezza va di pari passo con l’umiltà e la carità. L’umiltà è parte di un cammino in cui ci si sforza di vivere nell’amore. Questo sforzo ha la sua ragione nell’essere discepoli di Gesù, nel seguire il suo esempio. Se sappiamo imitare Gesù mite e umile di cuore, ogni presunzione sparisce; da Lui siamo rinfrancati: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò” (Mt 11, 28).
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"Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce»" (Gv 12,35-36a).
Nonostante che la nostra fiducia in Dio non sia sempre costante, Gesù sa aspettare con infinita pazienza e ci ripete: “Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce”. La luce è Gesù, che è “venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede” in Lui “non rimanga nelle tenebre”, cioè le tenebre del peccato, le tenebre dell’ignoranza, le tenebre dell’errore. Chi non camminerebbe nella luce, sapendo che al buio può sbagliare strada, può inciampare? Camminare nella luce significa credere in Gesù, fidarsi di Lui, fidarsi del patto che ci propone, dell’alleanza tra Lui e noi. La fede non è credere in qualcosa, ma la fede è accogliere Gesù, Figlio di Dio. Ed è una fede che non nasce da segni, da miracoli, ma dalla sua Parola. Certo, di fronte a questa Parola c’è una risposta da dare: è la risposta dell’ascolto, dell’osservanza della sua parola, è la risposta della fede. Non lasciamo perciò cadere l’appello di Gesù a credere in Lui, a fidarci di Lui, ad affidarci a Lui! È questa la via della salvezza, per giungere ad avere la vita eterna.