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“Gesù disse ai Dodici: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente»” (Lc 9,13).
Così dicono gli apostoli a Gesù, che li invita a dar da mangiare alla folla, cinquemila persone, che lo ha seguito, una folla mossa dall’entusiasmo per le sue parole e per quanto andava facendo. Cinque pani e due pesci sono nulla, in confronto alle necessità di tanta gente. Eppure con questi cinque pani e questi due pesci Gesù, mosso da compassione per la folla che lo stava seguendo nel deserto, sfama tutta quella gente: “Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla”. In ciò che Gesù compie possiamo leggere la rivelazione del suo amore per noi e la manifestazione della sua missione per la salvezza dell’umanità.
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“Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»” (Gv 2,1.3-5).
Dalla madre di Gesù, la Vergine Maria, che è fiduciosa e docile alla parola e ai gesti del suo Figlio ed è premurosa verso tutti, possiamo imparare ad essere collaboratori di Cristo. Maria ha uno sguardo ed un’attenzione che manifestano il suo amore per le persone con cui si trova. Si accorge subito che al banchetto c’è qualcosa che non va: “non hanno vino”. È un problema non da poco per la riuscita del banchetto. Perciò Maria, attenta alle necessità delle persone, cerca di fare qualcosa. Conosciamo la premura materna di Maria; a Lei non ci si rivolge mai inutilmente. Tramite Lei si giunge a Gesù, che chiama a collaborare con Lui. Chi sono oggi i collaboratori di Gesù? Tutti lo siamo, se prendiamo esempio da Maria e facciamo come Lei: essere sensibili alle necessità degli altri, stare attenti se qualcuno manca di qualcosa e fare anche noi come i servitori del Vangelo, che ascoltano Gesù e gli obbediscono con prontezza e generosità.
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“Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui” (Mt 3,13).
IN MEMORIA DI BENEDETTO XVI
Il 31 dicembre 2022 ha concluso il suo cammino terreno il Papa emerito Benedetto XVI. La nostra Comunità lo ha ricordato e ha pregato per lui. In particolare, mercoledì 4 gennaio scorso, alle ore 20.30 in chiesa prepositurale è stata celebrata la S. Messa in suo suffragio, come debito di riconoscenza nei confronti di chi, come successore dell’apostolo Pietro, ha guidato la Chiesa, accogliendo l’invito di Gesù “Pasci le mie pecore” (Gv 21,17). Nelle parole che Papa Francesco ha pronunciato all’inizio dell’Udienza Generale del 4 gennaio scorso troviamo la sintesi di quello che ha rappresentato il Pontificato di Benedetto XVI: “è stato un grande maestro di catechesi. Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù. Gesù, il Crocifisso risorto, il Vivente e il Signore, è stata la meta a cui Papa Benedetto ci ha condotto, prendendoci per mano. Ci aiuti a riscoprire in Cristo la gioia di credere e la speranza di vivere”.
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La fede ci dice che quel Bambino che noi contempliamo nel Mistero del suo Natale è il Figlio di Dio, è il Salvatore del mondo. La fede ci insegna che Gesù è la speranza che non delude, è il significato vero per ogni momento di vita, è la forza spirituale della nostra esistenza. In tutto questo c’è da stupirsi. È lo stupore il sentimento umano del Natale cristiano. Nello stupore c’è grandezza d’animo e sensibilità profonda. Di stupore abbiamo bisogno per sentirci piccoli ed autentici di fronte alla grandezza e alla bellezza di questo Mistero. Il Natale è Mistero che suscita stupore e sa aprire il cuore alla novità di Dio che si fa uomo e viene ad abitare nel nostro tempo. Questo stupore non può rimanere qualcosa di superficiale o di sterile, fermandosi magari all’esperienza, sia pure bella, di alcuni buoni sentimenti, che vengono descritti nell’atmosfera natalizia. Lo stupore domanda invece una risposta concreta e chiede in noi un cambiamento di vita. Lo stupore davanti al presepio esige la conversione della vita. Anche a noi viene chiesto di dare gloria a Dio con la nostra vita; dar gloria a Dio con una vita rinnovata. Gesù è luce, dona gioia e conduce a libertà. È questo il messaggio del Natale. Come stride il contrasto tra il Natale di Gesù, la sua semplicità e la sua povertà, e lo spreco del Natale che celebriamo; tra la via del silenzio e del nascondimento scelta da Gesù per venire in mezzo a noi e il chiasso delle nostre città! Lasciamoci illuminare da Gesù, accogliamo la sua gioia, lasciamoci condurre sulla via della libertà dal male. Egli è amore che si dona. E chiede a noi di essere come Lui. È questo l’augurio che si fa preghiera per tutti e per ciascuno, a cominciare da chi soffre nel corpo o nello spirito, da chi è solo o emarginato, da chi vive il proprio cammino di vita senza ideali o lontano da una ricerca di senso. Per tutti è nato Gesù.
Mons. Angelo, con i Sacerdoti, i Consacrati e le Consacrate, il Consiglio Pastorale, il Consiglio per gli Affari Economici e il Consiglio dell’Oratorio