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VEGLIATE PER STARE CON GESU’
la vigilanza e l’attesa
Iniziamo oggi il nostro percorso d’Avvento facendoci accompagnare da san Charles de Foucauld. L’atteggiamento della vigilanza è la colonna portante di questo periodo: anche la Corona d’Avvento, con le sei luci accese progressivamente ogni domenica, ci porta in questa dimensione di tempo scandito da un’attesa. Per un cristiano attendere non significa però aspettare in maniera passiva, essere spettatore di fronte alle vicende del mondo. Il nostro cammino nel realizzare il Regno di Dio (è questo poi, ciò che davvero aspettiamo!) passa per una reale e concreta presa di responsabilità. Noi siamo invitati ad accorgerci che Gesù è adesso e, se non voglio che mi passi accanto senza accorgermene, devo essere attento, ossia, teso verso Lui per scoprire come mi viene incontro. Può accadere con la sua Parola, a Messa, con una buona intuizione che lo Spirito mi suggerisce, attraverso una persona che incontro. Gesù ci conosce bene: sa che a volte siamo dispersi, distratti, assonnati dalla noia! Per accogliere il Signore Risorto devo essere sveglio, attento nel saperlo riconoscere.
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GIORNATA MONDIALE DEI POVERI E GIORNATA DIOCESANA DELLA CARITAS sul tema “La via del Vangelo è la pace”
Sono quanto mai attuali le parole di Papa Francesco nell’udienza concessa in occasione del 50° di fondazione di Caritas Italiana, celebrato lo scorso anno, in cui egli invitava a camminare nella via degli ultimi, nella via del Vangelo e nella via della creatività. Il nostro è un tempo contrassegnato ancora da grande fatica e incertezza. La guerra continua a colpire duramente diversi paesi in tutto il mondo e da parecchi mesi ormai è in Europa, vicina a noi. Il cristiano ha ferma coscienza che scegliere la via del Vangelo è scegliere la via della pace. Da qui il tema di questo anno: “La via del Vangelo è la pace”.
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“Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire…” (Mt 22,2-3).
La parabola rappresenta la storia della salvezza; è una salvezza che non si realizza facilmente, ma non per colpa di chi salva, ma di chi è salvato. Dio infatti vuole condurre tutti alla salvezza; ma Egli non la impone, solo la propone. Questo racconto di Gesù è anche per noi. Oggi, nella nostra storia personale e comunitaria, è il Signore che invita e gli invitati a volte rifiutano... L’invito insistente di Dio è per noi, è per tutti, oggi. Non possiamo presentare nessuna scusa per non sentirci interpellati. Nessuno può dire: “Dio non mi chiama, si è dimenticato di me”, perché Dio chiama tutti e ciascuno, proprio perché ama tutti e ciascuno; nessuno si deve sentire escluso dal suo amore; Egli ci raggiunge tutti; la nostra stessa vita è segno del suo amore immenso, che ci previene e ci accompagna.
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LA CHIAMATA DI TUTTI I CRISTIANI A TESTIMONIARE CRISTO (Dal Messaggio del Papa)
È il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. […] Ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo […]. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato. Come insegnava San Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, documento a me molto caro: «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale» (n. 60) […]. In secondo luogo, ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. […] I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza […]. Infine, a proposito della testimonianza cristiana, rimane sempre valida l’osservazione di San Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani. D’altra parte, resta altrettanto necessario il compito di annunciare la sua persona e il suo messaggio […]. Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria.